Pareggio in chiaroscuro per l’Arezzo sul campo di Città di Castello

. Inserito in Visto dalla curva

Il pirotecnico 3-3 con il quale si è conclusa la partita contro il Tiferno-Lerchi, costringerà la squadra amaranto ad arrivare allo scontro diretto con la capolista San Donato con 5 lunghezze di distacco (l’imperativo della vittoria diventa così maiuscolo), ma la prestazione contro i biancorossi castellani ha dimostrato passi avanti rispetto all’infelice pomeriggio di San Giovanni Valdarno.

L’Arezzo ha avuto l’innegabile pregio di non perdere la testa nella prima frazione di gioco, quando micidiali ripartenze dei padroni di casa hanno portato per due volte al gol. Dopo la settimana trascorsa c’era di che sbandare. Si è visto invece che costretta ad inseguire la squadra non si è smarrita come sette giorni fa ed ha saputo creare pressione costante fino a riequilibrare il punteggio. Lo stesso è accaduto nella ripresa dopo il rigore un po’ leggero accordato al Tiferno. Niente isterie e volontà di recupero premiata con il penalty conquistato da Foggia. Buono l’atteggiamento, dunque. Continua a mancare però la capacità di cucire insieme una manovra corale efficace. Tanti errori di palleggio e molte iniziative personali, ma raramente il gioco si sviluppa secondo schemi definiti. Lo si è visto soprattutto dopo il 31° minuto del secondo tempo, quando siamo rimasti in superiorità numerica e nei successivi venti minuti, se si eccettua un bel tiro da fuori di Aliperta, non siamo riusciti a costruire pericoli per la porta tifernate. La nuova formula (4-3-3) varata da Mariotti è durata si e no dieci minuti, dopodiché il tecnico ha dovuto arretrare Mancino nei consueti compiti di cursore di centrocampo, perché in quella zona si aprivano voragini pericolose. Non è stato promosso nemmeno l’esperimento dei quattro over in difesa, perché Pinna, riportato sulla fascia, non ha inciso più di tanto, mentre Marchetti dà una sensazione di costante insicurezza . A dimostrazione di ciò la cronaca narra che, anche per un'approssimativa copertura del centrocampo, dove hanno fatto maluccio sia Aliperta che Sicurella, ogni qualvolta l’avversario alzava il ritmo dell’azione offensiva, si creava un pericolo (e bravo è stato Colombo a sventare un contropiede che poteva costarci il gol del 2-4). In attacco, decisamente meglio Foggia, che ha segnato un gol e si è procurato un rigore… e mezzo. Sontuosa la prestazione di Lomasto, che può lasciare perplessi gli esteti ma rassicura invece chi predilige lì in mezzo un mastino tatticamente abile e agonisticamente sempre presente. In crescita Campaner. Come al solito bravo Mancino e Strambelli a corrente alternata (lo marcano ormai spietatamente) con qualche protesta di troppo che gli è costata pure un cartellino. In definitiva una prestazione che ci restituisce un Arezzo battagliero ma ancora incompiuto dopo 5 mesi di lavoro. La classifica, per quel che può valere dopo sole 9 partite, non ci sorride più di tanto, ma già domenica c’è l’occasione per dare un segnale al campionato.

Tags: S.S. Arezzo tiferno lerchi

Paolo Galletti

Paolo Galletti

Laurea in scienze politiche, da quando ha memoria ricorda solo il colore amaranto incitato sugli spalti di mezza Italia. Visceralmente legato alla maglia ed alla città si augura prima o poi di vedere accadere il miracolo sportivo che ancora non è mai avvenuto.