La visita di Giorgia Meloni alla mostra su Berlinguer

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La visita del capo del governo Giorgia Meloni alla mostra su Enrico Berlinguer è passata sotto tono nei giornali e nei social. Eppure la sua non era una presenza obbligata.

In quell’itinerario fra manifesti, fotografie, pubblicazioni e video che ripercorrono la storia del leader del Pci, io scorgo un segnale politico. Sarà per questo che a destra e a sinistra quella visita è stata appannata.

È chiaro, l’omaggio di Meloni a Berlinguer non può soddisfare chi soffia sul fuoco delle polemiche ideologiche. Non fa comodo agli orfani del novecento, a chi ancora vede dietro ogni angolo una guardia rossa e in ogni atto di governo un attentato alla Costituzione.

Concordo con chi afferma che Giorgia Meloni, nel celebrare una figura storica e di spicco del comunismo italiano, ha legittimato una storia e nel contempo ha voluto dare legittimità alla destra che essa rappresenta ma in questo non ci vedo nulla di male. Non a caso nel libro dei visitatori la premier ha annotato una dedica asciutta: "Il racconto di una storia, politica. E la politica è l'unica possibile soluzione ai problemi".

È la conferma che in politica non esistono nemici ma avversari da rispettare. Per altro intorno alla figura di Berlinguer, lo dico per coloro che hanno la memoria corta, si consumò un altro “strappo” quando Giorgio Almirante rese omaggio alle spoglie del segretario del PCI, nell’atrio di Botteghe Oscure.

Oggi sono finiti i genuini furori ideologici, questo non significa riscrivere la storia ma riconoscere che la passione ideale non appartiene per forza ad una sola parte e che anche nelle argomentazioni degli avversari si possono ritrovare spunti ed idee.

La buona politica che, non da sola, è una leva di risoluzione dei problemi, deve servire a fondare e radicare questa consapevolezza. Una lezione che molti evitano, perché sotto il velo della ideologia troppo spesso si nascondono meschinità umane e politiche.

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Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.