Un'altra disfatta per l'Arezzo: è tempo di mettere da parte gli alibi e cominciare a fare punti

. Inserito in Visto dalla curva

Il giorno dopo non cancella gli incubi ed i cattivi pensieri. L'ottimismo del post-Sambenedettese ha subito un duro colpo dall'incommentabile disfatta di ieri pomeriggio con il Südtirol

Il problema non è la sconfitta, quella ci poteva stare contro un avversario arrivato ad Arezzo con il primo posto in classifica corroborato da numeri che indicano la squadra di Vecchi come quella con il miglior attacco e la miglior difesa del torneo.

Il problema è che per l'ennesima volta la partita è durata 20 minuti, che per l'ennesima volta l'approccio è stato sconcertante nella sua drammaticità, per l'ennesima volta è mancata completamente la grinta, la voglia, l'attenzione, la cattiveria. Anche contro la "Samba" la sconfitta era stata frutto di 2 macroscopici errori di attenzione e concentrazione, quello sul terzo gol ospite e quello di Pesenti a mezzo metro dalla porta vuota, ma almeno per 60/70 minuti ci avevamo provato, c'era stata reazione ed anche qualche buona idea. Ieri invece encefalogramma piatto.

Dopo 18 minut: 0-3, partita chiusa. Si poteva andare a casa tutti, giocatori compresi. Preoccupa il fatto che quando giochi abbastanza bene il risultato manca per episodi e quando giochi male perdi perché giochi male: è una inerzia da stagione maledetta che va subito interrotta. Camplone si sgola (prendendosi generosamente tutta la colpa) predicando che in campo si deve avere un atteggiamento diverso, un atteggiamento da squadra che si deve salvare anche rosicchiando il punticino.

Invece fin qui ci si trascina quasi con sufficienza e a tratti con imbarazzante pochezza. Varrebbe forse la pena rivedere anche il modulo di gioco, soprattutto contro certe avversarie. È vero che la rosa porta a propendere per il 4.3.3, piena com’è di esterni offensivi. Anche se poi manca un vero finalizzatore oltre ad un Pesenti ancora fuori forma (e meno male che fin qui ha fatto bene Zuppel). Ma se hai davanti il Südtirol che è una squadra quadrata e ben disposta soprattutto in mezzo al campo, converrebbe forse coprirsi di più, limitare gli spazi e coprire meglio una difesa che sbanda pericolosamente.

A proposito: non è possibile che ogni traversone diventi un incubo, che a dispetto della struttura fisica dei centrali ci si faccia beffare sistematicamente sulle palle alte, che si perdano i giocatori avversari ignorandone gli inserimenti e mettendoli in condizione di battere a rete a colpo sicuro. Emblematici i gol numero 1 e 3 di ieri. Nel primo Tait era solo all'altezza del dischetto del rigore, nel terzo Casiraghi è arrivato in area partendo dalla trequarti ignorato totalmente dai nostri difensori e non coperto da nessuno in mediana, sebbene si sapesse perfettamente che proprio quella dell'inserimento da dietro è una caratteristiche di quel giocatore.

I numeri (antipatici per la loro tendenza a dire sempre le cose come stanno e quindi ad avere ragione) sono impietosi. 6 punti in 12 partite, media 0,50 a partita. Da qui alla fine con questo passo se ne fanno 19 con le conseguenze che non c’è nemmeno bisogno di scrivere. Gol fatti 11, gol subiti 29 (2,4 a partita). In casa 4 gol segnati (in due partite, 4 invece le gare con l’attacco a secco) e 18 subiti (3 a partita). E allora che si fa? Ci si rimboccano le maniche e si va Fermo per uno spareggio salvezza anticipato con l'imperativo assoluto di cambiare rotta, di dimostrare sul campo che ci si crede alla possibilità di venire fuori dal pantano in cui ci siamo cacciati. Alternative non ce ne sono. Gli alibi vanno rimossi e sostituiti con i punti.

Tags: S.S. Arezzo

Paolo Galletti

Paolo Galletti

Laurea in scienze politiche, da quando ha memoria ricorda solo il colore amaranto incitato sugli spalti di mezza Italia. Visceralmente legato alla maglia ed alla città si augura prima o poi di vedere accadere il miracolo sportivo che ancora non è mai avvenuto.