Arezzo, quando una sconfitta fa ben sperare. Ribaltone in società

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Riflessioni sopra una sconfitta. Direte che quest'anno non è una grande novità, eppure la battuta d'arresto con la Sambenedettese va letta forse andando oltre il risultato, amaro, del campo

Giocavamo contro una gran bella squadra la cui classifica non risponde al valore effettivo del gruppo guidato ora da Zironelli che ha scontato una buona dose di malasorte nelle partite precedenti a quella del Comunale. Il Legnago domenica, per dire, era stato letteralmente preso a pallonate ma i rossoblu avevano agguantato il pari solo a 10 dalla fine. La "Samba" non è solo Maxi Lopex, ha un Ruben Botta che è giocatore da categoria superiore e parecchi elementi di valore, eppure l'Arezzo di Camplone stanco, menomato da una condizione atletica penalizzata dal covid, con i cambi obbligati per ragioni fisiche e/o tecniche, ha retto botta e avrebbe alla fine meritato il pareggio (grida vendetta la sciagurata mancata deviazione vincente di Pesenti). Quella amaranto adesso è una squadra. Gioca corta, esce palla al piede, spesso in maniera apprezzabile, azzarda cambi di gioco che da tempo non si vedevano; eppure mercoledì sera sia Arini che Di Paolantonio hanno giocato al 50/70% delle loro possibilità e là davanti Pesenti è ancora lontano da una forma apprezzabile (ma che bravo invece il ragazzino Zuppel). Certo, si commettono ancora troppi errori e ogni tanto ci si rilassa quando non si deve (terzo gol, tutti fermi); manca un po' di rabbia nell'atteggiamento in campo, come si è lamentato Camplone a fine gara. Sala bravissimo tra i pali ha fatto venire qualche sudore freddo nelle uscite (non fatte) ma a dispetto dei soli sei punti in classifica e dell’ennesima sconfitta interna (4 su 5 gare). Dopo questo mercoledì di recupero mi sento fiducioso. Ne usciremo. Certamente da archiviare invece i voli pindarici seguiti al successo di Imola che non tenevano conto del valore veramente modesto dell'avversario. Qui siamo tutti tifosi, perché siamo tutti aretini e vorremmo vedere la nostra squadra arrivare fin lassù dove non è mai stata, ma perdere contatto con la realtà è controproducente e pericoloso. In questa stagione sportiva siamo riusciti a collezionare una serie di "arrosti" da guinness dei primati e dunque riteniamoci soddisfatti di uscire dalle secche. Se poi a partire da gennaio una serie favolosa ci consegnasse a più felici orizzonti non potremo che gioirne; ora però piedi per terra e pedalare.

A proposito di "arrosti": è notizia di ieri che l'ultimo dei maldestri "cuochi" dell'Arezzo estivo è stato allontanato dalla proprietà. Riccardo Fabbro saluta e lascia la poltrona di direttore generale che francamente gli stava piuttosto larga. L'uomo che aveva guidato la cordata della Mag servizi verso l'Arezzo di La Cava se ne va. Sul suo conto vanno messe la scelta di Di Bari e Potenza e l'avallo ad una campagna acquisti che definire sciagurata è un eufemismo. Da ottobre il pallino della guida tecnica se l’è preso Muzzi e grazie agli sforzi non indifferenti sul piano economico da parte della proprietà sono arrivati giocatori in grado di invertire una rotta sciaguratissima. L'ultima vicenda legata alla fidejussione respinta dalla Lega è stata, probabilmente, la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Adesso nell'organigramma societario ci sono due "buchi" importanti da riempire, il direttore generale e il direttore sportivo; in pratica l'asse portante di una società sportiva. Vedremo le scelte e le decisioni, quel che pare evidente è che la Mag Servizi ha deciso con la giornata di ieri di voltare definitivamente pagina.

Adesso cerchiamo di farlo anche coi risultati, sebbene domenica la prova sia ardua.

Tags: S.S. Arezzo

Paolo Galletti

Paolo Galletti

Laurea in scienze politiche, da quando ha memoria ricorda solo il colore amaranto incitato sugli spalti di mezza Italia. Visceralmente legato alla maglia ed alla città si augura prima o poi di vedere accadere il miracolo sportivo che ancora non è mai avvenuto.