Più controlli e meno multe

. Inserito in #madecheseragiona

 

Io non so se sia giusto o meno che a Bologna venga introdotto un limite di velocità di 30 orari in città. Non abito a Bologna e non conosco i problemi del traffico. So solo che nelle nostre città, congestionate fino all’inverosimile, è difficile, anche senza divieti, superare i trenta orari.

Però so anche che sono sempre di più gli incidenti che coinvolgono pedoni e ciclisti, specialmente nei centri urbani: 400 pedoni e 200 ciclisti morti nel 2023 sono un bollettino tragico. Per cui trovare delle forme di tutela è necessario.

So anche che quando vengono introdotte delle regole il primo sentimento delle persone è la rabbia. Rabbia in molti casi comprensibile perché siamo vessati da troppe regole inutili e da una totale assenza di tolleranza.

Quelle che però veramente non mi va giù è che questioni serie, come la sicurezza stradale, si trasformino in dispute politiche, dove alla fine tutti gli attori rischiano di avere torto.

Ha torto chi, col pretesto delle regole, fa cassa a scapito della gente. Ormai tra autovelox, telelaser e altre diavolerie più che al controllo del traffico si pensa solo ai proventi delle multe. Tanto per dare un’idea c’è un comune nella Marche che in 11 mesi ha raccolto 3 milioni e 600mila euro.

Anche dalle nostre parti il ruolo della Polizia Municipale è sempre più snaturato. Li troviamo spesso nelle strade di grande comunicazione con la pistola laser in mano e sempre meno a controllare il territorio e a vigilare sulle frazioni.

Tuttavia ha torto anche chi, come il ministro Salvini, entra a piè pari su Bologna. Tocca ai bolognesi e non a qualche burocrate romano, decidere se il limite a 30 orari è una cosa positiva oppure no. Tanto più che proprio il ministero da lui diretto ha incentivato con finanziamenti ad hoc le zone 30. A Bologna, per esempio, sono arrivati 613mila euro.
LA SICUREZZA STRADALE È COSA TROPPO SERIA PER RIDURLA A TERRENO DI PROPAGANDA.

Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.