Domani saranno ventuno anni

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Domani ricorreranno ventuno anni dalla morte di Emanuele Petri, il sovrintendente di polizia ucciso dalle brigate rosse sul treno regionale 2304, nei pressi della stazione di Castiglion Fiorentino.

Nelle motivazioni per la concessione della medaglia d’oro al valor civile Petri viene indicato come «fulgido esempio di attaccamento al dovere, coraggio e capacità professionale, poste al servizio della collettività». Parole autorevoli e impegnative che potrebbero essere estese ai tanti «servitori dello Stato» che negli anni del terrorismo e nella quotidiana lotta alla criminalità sono stati chiamati a pagare con il bene supremo della vita. A lui va il mio pensiero e il mio riconoscimento.

Dico queste cose in un momento in cui si è aperta una speciosa controversia sul ruolo delle forze dell’ordine. Qualcuno ha scomodato perfino Pasolini e la sua poesia sui fatti di “Valle Giulia”, uno scritto che, dopo quasi sessanta anni, ha perso gran parte del suo significato.

Sapete cosa penso?
Penso che l’impegno quotidiano delle forze dell’ordine non meriti teatrini e balletti, orchestrati dall’una o dell’altra parte. Se c’è qualcuno che ha sbagliato, che ha ecceduto, che è andato oltre i limiti sarà chiamato a risponderne. Lo stesso ragionamento andrebbe tuttavia esteso anche a coloro, italiani o stranieri, che non si comportano secondo le regole.

Invece noto, da parte di alcuni, grande indulgenza nei confronti di chi viola la legge, le scuse di tipo sociologico si sprecano, ed al contempo osservo una sorta di innata avversione per le forze dell’ordine.
Fino a che si utilizzeranno due metri e due misure non faremo mai un passo avanti.

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Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.