Poste, i sindacati chiedono la rimodulazione degli orari di servizio

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L'emergenza coronavirus ha rivoluzionato non solo la vita degli italiani, ma anche dell'erogazione di servizi ed il mondo del lavoro in generale, che si è dovuto adattare alle disposizioni dei DPCM che si sono succeduti fino ad oggi. "Anche il servizio postale si è rimodulato ma, nonostante le necessarie restrizioni, ha continuato e continua a garantire il servizio su tutto il territorio provinciale", sottolineano SLP-CISL, SLC-CIGL e UIL-Poste.

Ed aggiungono che si è trattato di una "scelta operata nel rispetto della tutela della salute non solo dei propri lavoratori, ma di tutti i cittadini, condivisa anche dall'UNCEM (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani) che, senza se e senza ma, si è schierata da subito a fianco dei lavoratori di Poste e, condividendo la riduzione degli orari degli uffici, ha appoggiato il provvedimento che va di pari passo con la necessità di restare a casa: comportamento necessario nonché di elevato senso civico".

"Le OO.SS", informa Daniele Mugnai insieme agli altri due segretari provinciali, "stanno spingendo per una ulteriore razionalizzazione perché ogni giorno che passa non solo il bollettino dei contagi aumenta, ma emerge la scelleratezza di taluni che, non rispettando le raccomandazioni di 'stare a casa', continuano ad usare le Poste come alibi per la 'giratina', accrescendo la propagazione del contagio. In questa nostra condotta ci saremmo aspettati una piena condivisione e non polemiche come invece è successo (ANCI Toscana) ed è per questo che come OO.SS. ci siamo anche appellati ad AGCOM, Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, affinché si pronunci e approvi questa scelta".

I lavoratori di Poste non si sottraggono all'erogazione dei servizi a condizione, però, che vengano rigorosamente osservate in tutti i contesti lavorativi le misure urgenti a tutela dell'incolumità fisica dei lavoratori e al contenimento della diffusione del rischio contagio.

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