Sciopero generale, il nodo è politico

. Inserito in #madecheseragiona

Venerdì 17 novembre rischia di essere ricordato come il giorno in cui per la prima volta, in questo paese, viene data una interpretazione restrittiva dell’articolo 40 della Costituzione.

La questione va oltre la precettazione dei lavoratori dei trasporti, il NODO È POLITICO: è il ministro Salvini ad aver scoperto le carte quando ha dichiarato di voler mettere mano alla legge sul diritto allo sciopero. Parole in verità smentite subito dopo dal Capo del Governo: «non è intenzione del governo modificare la normativa».
Tanto rumor per nulla?
No, Salvini non è uno sciocco e sa che intestarsi una battaglia contro una parte dei sindacati non è così impopolare in una fetta di opinione pubblica. Un po’ come fece a suo tempo Margaret Thatcher in Inghilterra, anche se tra il “Capitano” e la “Lady di ferro” ci corre come tra il giorno e la notte.
Salvini si può concedere l’affondo perché i Sindacati, al pari dei partiti e di tante organizzazioni intermedie, scontano un indebolimento “politico” dovuto ai cambiamenti nella struttura produttiva, nella organizzazione del lavoro, alle modifiche del senso comune e delle attese della gente.
Per questo ci sarebbe da interrogarsi se lo sciopera sia ancora davvero un’arma per i lavoratori.
Per esempio nel settore pubblico, gli scioperi danno una mano alle casse dello stato e nel privato uno sciopero costa parecchio ai dipendenti e li espone anche a possibili ritorsioni. E queste considerazioni pesano nella testa della gente quando i salari sono bassi e il lavoro bisogna tenerselo stretto.
Forse sarebbe arrivato il momento di pensare a forme di protesta più efficaci che non incidano in tempi di crisi sulla busta paga dei lavoratori.
Un grande potere dei cittadini sta nel fatto che sono anche consumatori e che quindi possono decretare il fallimento o il successo di qualsiasi impresa.
Il famoso sciopero del tabacco in Lombardia durante il Risorgimento mise in crisi gli Austriaci. Come pure la marcia del sale o il boicottaggio dei tessuti inglesi promossi da Gandhi in India fecero cambiare opinione alla amministrazione coloniale.
Cosa succederebbe se un sindacato invitasse i propri iscritti a bloccare tutti gli acquisti non essenziali per un paio di settimane, oppure se lanciasse il boicottaggio dei brand che non sostengono apertamente le ragioni dei lavoratori; o se suggerisse il ritiro di contanti da tutti i bancomat in un giorno prestabilito; oppure se invitasse i lavoratori in agitazione a guidare a bassissima velocità o ad attraversare lentamente i passaggi pedonali per bloccare il traffico (come fanno abitualmente camionisti e taxisti in agitazione).
Sarebbero tutti modi per sostenere le ragioni dei lavoratori, con effetti molto più incisivi di uno sciopero.

Foto Ansa

Tags: Sciopero

Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.