Arte e degustazione: La Formaggeria ospita "Testabene" di Ghinassi

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Fino al 19 luglio l'opera scultorea di Mauro Ghinassi sarà esposta presso La Formaggeria di Arezzo, noto locale del centro storico; da anni più di un ristorante, non solo un food and wine lab, ma una sorta di free club, dove la degustazione fa rima con l'intrattenimento e la cultura contemporanea musicale e visiva...

La mostra, curata in levare dal Critico aretino Fabio Migliorati, scova il proprio titolo nel carattere giocoso e diretto del gusto toscano di provincia, sempre arguto e irriverente: quanto basta, in questo caso, a definire la scultura in un riferimento estetico sociologico. "Testabene: alieni e alienati" fa il verso a un coevo atto antropologico, tra neodadaismo e logica situazionista, coagulandosi nello statement lessicale che manifesta il carattere del tipico astante o avventore di oggi, preso e perso nell'ipertesto. Ghinassi gioca sul e col titolo: le sue teste diventano quelle di quasi tutti noi, noi occidentali ma soprattutto occidentalizzati. Il titolo le ambienta e le abilita alla descrizione formale e alla funzione condizionata che la parola esprime: per un
verso all'appena dopo e per l'altro all'appena prima. L'artista sembra cioè asserire: Ti sta bene ("te" in aretino), cioè ti meriti quello che sei perché l'hai voluto, ma, anche Testa bene, cioè esamina, verifica, quindi pensa bene e anche pensaci bene prima di rifarlo. La formula della sincera, proverbiale toscanità, Ghinassi la sostiene con l'estraneità intrinseca in ciascuno di noi, appunto nella testa e nel testare, affermando che in epoca postmoderna non si comunica più: si informa, si convince, si manipola, e in fondo si immettono sostanze tossiche nel circuito relazionale di tutti, secondo un sistema preventivo e illusorio che conta sul diffuso dettame del bisogno dei bisogni, liberamente scelto dal singolo seppure strategicamente disposto dall'alto. Da Baudrillard si mutua così la reazione ai concetti della seduzione, delle strategie fatali, dei simulacri e delle simulazioni, nel tentativo di legittimare la coscienza del dissenso e della critica nei confronti di ciò che Palma Bucarelli – storica, elegantissima Direttrice della Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma dal 1942 al 1975 – già chiamava carnevale balordo, e che oggi definiamo, democraticamente, libera massa, necessaria fino all'influenza. E l'influenza è quella che ha fatto dimenticare i bisogni autentici degli uomini concreti, ricordando "Il potere dei senza potere" di Václav Havel; è quella che modula per procura; è quella che modella perché si fa fideisticamente, dogmaticamente modellare. E' il sintomo collaterale, l'epifenomeno di una qualsiasi struttura arruolatrice. "Testabene: alieni e alienati" presume di rappresentare questa influenza con 20 teste in creta: sculturemaschera il cui messaggio è sociologicamente estetico, poiché i volti figurano un popolo di statici e osservanti pendoli umani, insieme vittime e carnefici, che non sanno fare ma sanno far fare, che vogliono potere perché possono volerlo. E il criterio linguistico è quasi un gesto di coscienza dell'immoralità, senza alcun desiderio di rivolta o di superamento nei confronti di tale condizione. Attraverso "Testabene" si propende per la risposta con una domanda, per la reconductio realpolitike di una parola irregolarmente composta che l'arte rende valida anche nei confronti della lingua italiana. Si sceglie una modalità estetica, una maniera di prediligere la consapevolezza che non implica azione per salvifici interventismi, ma redazione per prassi logiche. Scrive Fabio Migliorati: "Il destinatario di quest'arte è chiunque ne comprenda il senso estetico da sospendere o ricollocare e adeguare, perché l'artista è il giudice di un ritratto che, indipendentemente dalle smorfie o dalle posture che la scultura del suo volto (ri)assume, tende a evidenziare il ruolo, oltre la psicologia, di individui sconvenienti, inopportuni, scomodi e scomodati, irrigiditi in un vortice di sensazioni fatte di finzione o posa, di gestione plastica quasi teatralizzata e filmica. La nuda creta si presta bene a quest'uso, che non consente bellezza classica né ricostruzioni caratteriali, ma suggerisce liturgie universali di sorti condivise: irreali ma verissime – di esistenza e non di storia, per una vittimologia da spartizione dannata o maledetta. Il viatico-valico dell'arte per un messaggio essenzialmente politico; vedo così la testa di Mauro Ghinassi".

M A U R O G H I N A S S I
Testabene: alieni e alienati
Per un'estetica sociologica della maschera
a cura di Fabio Migliorati
Arezzo
La Formaggeria
09 giugno - 19 luglio 2022

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