Arezzo campione d'Italia: la splendida realtà della Primavera 3 in un'annata maledetta

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Arezzo campione d’Italia. Non è un sogno tra i più dolci coltivato tra gli incubi di un'annata maledetta, è invece la splendida realtà che ieri i ragazzi della Primavera 3 di Sussi hanno saputo conquistare in Emilia, battendo i pari età del Cesena nella finale nazionale di categoria.

Un cammino esaltante prima sotto la guida di Mari Palazzi poi sotto quella di Andrea Sussi, due cuori amaranto, vittorie a ripetizione con lo sfizio di tanti derby (derbies per i cultori anglofoni) conquistati a suon di reti. Una consolazione per tutti noi che questi colori abbiamo nell’anima. Adesso sarà importante tenere conto di questi valori anche nella costruzione della squadra prossima ventura, quella che disputerà la dannata Serie D ma anche quella che, avvenisse quello che ad ora sembra solo una chimera estiva, dovesse affrontare di nuovo la terza serie. Nel gruppo vincente ci sono individualità di spicco, ragazzi che certamente vanno provati a valutati su livelli più alti ma che sarebbe un peccato ignorare. Fa bene la società a cercare profili di peso per la categoria (la D, per quanto rivelato a margine della conferenza stampa di ieri) ma dato che gli under sono un obbligo, bene sarà valorizzare i nostri con l’auspicio che lo stesso entusiasmo e la stessa forza vengano riproposti in un torneo che è da vincere senza se e senza ma. Ferri Marini, Scotto, Biondi insieme con il nostro capitano e, pare, con Paride Pinna possono formare la spina dorsale accanto alla quale leggerezza e voglia faranno comodo in una stagione lunga nella quale saremo (e guai se così non fosse) la squadra da battere. Dopo le lacrime un sorriso, finalmente, e che l’urlo di vittoria resti nell’aria per un anno intero.

Tags: S.S. Arezzo primavera 3

Paolo Galletti

Paolo Galletti

Laurea in scienze politiche, da quando ha memoria ricorda solo il colore amaranto incitato sugli spalti di mezza Italia. Visceralmente legato alla maglia ed alla città si augura prima o poi di vedere accadere il miracolo sportivo che ancora non è mai avvenuto.