La Toscana non deve diventare la nuova Sagunto

. Inserito in #madecheseragiona

“Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata!”, la citazione di Tito Livio è perfetta per descrivere il momento attuale. È possibile che la sinistra sia diventata cieca e sorda o peggio indifferente rispetto a quello che sta accadendo?

Si ragiona di date di congressi, si propongono percorsi politici ritorti come rami di vite, si ragiona su equilibri di corrente e intanto la nave affonda.
Gli ultimi dati ISTAT sono micidiali. Prezzi alle stelle e inflazione intorno al 12%, numeri che non si vedevano da 40 anni.
Tutto questo comporta un aumento gigantesco delle disuguaglianze, di gente che soffre, di persone che non arrivano a fine mese, di anziani costretti a scegliere tra scaldarsi, mangiare o curarsi.
Purtroppo la faccenda sembra interessare solo gli studiosi di statistica e coloro che quotidianamente si “sporcano” le mani cercando di aiutare chi non ce la fa più.
Eppure, come ci ricordava Bobbio tanti anni fa, la differenza tra destra e sinistra risiede nel fatto che la sinistra per sua natura lotta contro le disuguaglianze.
Tuttavia anche laddove la sinistra governa da sempre mi pare che manchi la dovuta attenzione al terremoto sociale che la spirale dei prezzi rischia di creare.
Secondo il Codacons le famiglie toscane spenderanno 600 euro in più della media italiana e la nostra regione presenta un tasso di inflazione del 12, 2% ma questi numeri ingannano. Ad ottobre, se si prendono in considerazione solo i prodotti alimentari, il tasso supera la soglia del 14%, lo sanno bene quelli che vanno a fare la spesa.
In questo contesto si rischia un arretramento sociale dagli esiti imprevedibili, anche elettorali.
Hanno fatto bene i Sindacati toscani a sollevare il tema di un “nuovo patto per lo sviluppo”.
Un tempo la regione Toscana era un vero e proprio laboratorio politico su temi come la sanità, le reti di impresa, la cultura come leva della crescita. Oggi tutto appare offuscato, senza nerbo, con poca sostanza e molta apparenza. Bisogna avere in testa un’idea di crescita a costo di scontentare qualcuno.
Eppure il PNRR offriva grandi possibilità di crescita e innovazione ma si è imboccata una strada diversa, lasciando all’autonomia senza coordinamento dei comuni molte scelte territoriali, senza legarle ad un’idea alta di sviluppo. Un’idea che mirasse a ridurre per davvero i gap territoriali, che ridesse alla regione un ruolo di traino ed elaborazione politica e amministrativa. Fino al punto che gli stessi sindacati, nonostante i finanziamenti europei, parlano di un rischio di peggioramento “su sanità, lavoro e infrastrutture”.
È arrivato il momento di dire queste cose senza aver paura di disturbare il manovratore, perché il destino della Toscana è più importante della sorte dei singoli.

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Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.