Arezzo a Siena con tutta la rabbia, con tutto l'amore. A prescindere

. Inserito in Visto dalla curva

In 500 per non lasciare da sola la squadra, ma soprattutto per senso di appartenenza, per una concezione quasi doverosa dell’aretinità da mostrare al cospetto di quelli dell’altra parte, sottolineando che noi ci siamo a prescindere dalle fortune o dalle sfortune agonistiche, dalla classifica e dalla possibilità di fare o meno bella figura.

Partiamo per Siena. Col cuore pesante ed una sensazione di incombente tempesta. L’Arezzo a questo derby  sentitissimo dalla tifoseria arriva come peggio non si può. Abbiamo già perso il 50% delle partite giocate, 4 su otto, di cui tre in casa. 

La  squadra non ha mai dimostrato, nel corso di queste otto giornate, di avere un assetto tattico decoroso, fatta salva l’applicazione feroce di alcuni giocatori nel cercare di portarsi a casa qualche punto a dispetto della mancanza di gioco (Como e Pro Patria). Si viene da una batosta contro un’avversaria fortissima ma al cospetto della quale sono mancati anche gli aspetti caratteriali prima citati dando una ulteriore sensazione di fragilità. Mancheranno due giocatori importanti come Belloni ( spremuto all’inverosimile ) e Gori (convocato in nazionale e davvero non mi spiego come si potesse pensare che un giocatore considerato e che si considera da altre categorie, rinunciasse all’azzurro per l’amaranto). Recupera probabilmente un posto da titolare  Samuele Sereni, uno che la partita la sentirà parecchio perché nelle vene ha sangue aretino e nel cuore la nostra bandiera, uno di quelli che insieme a Nello Capitano, Fabio Foglia e Alessio Luciani dovranno trasmettere ai compagni il senso di questo incontro nel quale non saranno ammessi cali di tensione a prescindere dall’esito delle cose in campo. 

Si giocherà col 3-5-2, ammesso che quello che si pratica sia un modulo per davvero e non una approssimazione. Ci vorrebbe forse una riviviscenza della “democrazia corinthiana “ inventata da Souza Vieira de Oliveira in arte Socrates per sperare di farla franca al cospetto del Siena zeppo di ex in campo e fuori.  I bianconeri intanto arrivano alla sfida in piena fiducia, reduci dall’ennesimo successo in trasferta (4 su 4 le vittorie lontano dal “Franchi”) , freschi del 2-0 inflitto in coppitalia al Pontedera e da tre turni di imbattibilità in campionato.  Il gioco comincia a fluire secondo i dettami a noi ben noti e cari ad Alessandro dal Canto. Brilla Cesarini, il “mago”; reduce da un pesante infortunio che ne ha condizionato il rendimento nella scorsa stagione, pare adesso pienamente recuperato e sta facendo valere la sua qualità in maniera importante. La difesa si è assestata con l’arrivo di Buschiazzo, uruguagio ex Pisa,  ed in mezzo al campo brilla Matteo Serrotti, un altro che si conosce bene e si rimpiange tanto.  Diciamo che per lo meno non offriremo al tecnico veneto l’opportunità di predisporre contromisure come lui predilige fare ( ed è molto bravo in questo ) perché davvero riesce difficile anche solo immaginare con quale criterio l’Arezzo scenderà in campo al “Rastrello”. 

Leggo in queste ore che i 500 e oltre che andranno a comporre la “Minghelli Export”  si avvierebbero verso Rigomagno confidando nell’impresa; io dico invece che andremo ad occupare l’orribile curva di quell’impianto sportivo (che in un paese normale sarebbe fuorilegge da tempo per ragioni di sicurezza) certamente per non lasciare da sola la squadra, ma soprattutto per senso di appartenenza, per una concezione quasi doverosa dell’aretinità da mostrare al cospetto di quelli dell’altra parte, sottolineando che noi ci siamo a prescindere dalle fortune o dalle sfortune agonistiche, dalla classifica e dalla possibilità di fare o meno bella figura. Noi ci saremo, con i nostri canti e con le nostre bandiere, noi ci saremo  con tutta la rabbia e con tutto l’amore. 

Tags: Siena S.S. Arezzo

Paolo Galletti

Paolo Galletti

Laurea in scienze politiche, da quando ha memoria ricorda solo il colore amaranto incitato sugli spalti di mezza Italia. Visceralmente legato alla maglia ed alla città si augura prima o poi di vedere accadere il miracolo sportivo che ancora non è mai avvenuto.