Posti di blocco contro il diesel? Una guerra di classe
Cosa succederebbe se all’improvviso le pattuglie della polizia municipale decidessero di metter su, anche da noi, posti di blocco per fermare i diesel considerati più inquinanti? A Firenze sta accadendo e le proteste non mancano. Perché, come spesso avviene, a rimetterci le penne sono quelli che, nonostante gli incentivi, non possono permettersi di cambiare la macchina o il furgone.
La burocrazia abbinata all’ideologia è un mostro a due teste: È facile fare un provvedimento dove di fatto si mettono fuori legge le auto euro 4 diesel o si vieta in alcune aree la circolazione delle auto euro 5 diesel. Facile ma non indolore, almeno per una parte dei cittadini. Ad esempio applicare queste norme nell’area fiorentina significa, secondo Confartigianato, mettere fuori legge l’80% dei veicoli utilizzati dalle piccole imprese.
Tutti siamo convinti che sia necessario combattere l’inquinamento ma la domanda è un’altra: come mai a subire il danno di provvedimenti restrittivi devono essere solo e soltanto i più deboli?
Ad esempio nessuno dice che il blocco previsto dalla UE alla costruzione di motori termici, a partire dal 2035, porterà in Italia a una riduzione dei posti di lavoro, specialmente nell’indotto e nella componentistica. Così, nella sacrosanta battaglia all’inquinamento, non saranno penalizzate le grandi multinazionali che scelgono di produrre in Cina o in India, dove dei nostri divieti se ne infischiano ma le famiglie con redditi bassi e le piccole imprese.
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