Un esempio di cittadinanza attiva, concetto molto predicato ma poco praticato

. Inserito in #madecheseragiona

In uno dei miei ultimi interventi avevo segnalato lo sfregio, portato alla Scala dei Turchi, spargendo su quella falesia a picco sul mare, un’orrenda vernice rossa. L’avevo segnalato come un esempio della nuova barbarie che si fa beffe di bellezza, cultura e natura. Per fortuna al mondo non ci sono solo i nipotini di Genserico, re dei Vandali.

Esistono ancora persone perbene e così, dopo poco tempo, grazie all’aiuto di numerosi volontari, la Scala dei Turchi è stata ripulita. Nessuno aveva comandato a quella gente di essere lì e men che meno gli era stato promesso qualcosa. Eppure c’erano.
Io in quel gesto ci ho visto tre cose: il senso di appartenenza a un territorio, il diritto/dovere di fare qualcosa per la comunità e la voglia di partecipazione. Dietro quelle persone ci sono sicuramente storie diverse e forse anche idee differenti, tuttavia si sono unite per un unico obiettivo, dando sostanza al concetto, molto predicato ma poco praticato, di cittadinanza attiva. Una dimensione civica e civile che la politica sembra aver cancellato dalla sua agenda.
Forse dirò cose scontate ma non posso fare a meno di pensare, guardando quei ragazzi con l’idropulitrice o i pensionati che ramazzano la Scala dei Turchi, che quella gente sta facendo politica. E che la politica ufficiale con i suoi riti e i suoi balletti è lontana mille chilometri. Nel suo trasvolare sopra la testa della gente non solo ha perso l’anima, come le penne di Icaro, ma anche le braccia, le gambe e i muscoli si sono indeboliti. Infiacchiti nel balletto degli ammiccamenti, delle cose dette a metà, dei giochetti di palazzo. È una politica immersa fino al collo in un mondo virtuale dove contano i like, le belle immagini e le frasi a effetto. La povertà delle idee ormai fa il paio con la miseria dei comportamenti anche qui, in questo piccolo mondo antico di provincia, percepiamo solo il luccichio di lustrini che celano l’usura dei panni e udiamo squillare le trombe soltanto all’approssimarsi dell’agone elettorale. Troppo poco.

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Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.