Bomba atomica: a dimora ad Arezzo la pianticella rinata - Foto

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La mattina del 6 agosto 1945, alle ore 8:15, l'aeronautica militare statunitense col bombardiere Enola Gay sganciò la bomba atomica Little Boy sulla città di Hiroshima, a cui fece seguito, tre giorni dopo, un altro sgancio atomico con la bomba Fat Man su Nagasaki, causando in totale un numero di vittime dirette stimato fra le 150 000 e le 220.000 persone, quasi esclusivamente civili. Intorno solo morte e radiazioni. La natura, però ha saputo rigenerarsi.

Una pianta, nata dai semi di uno degli alberi superstiti del bombardamento atomico del 6 agosto 1945, simbolo di rinascita e di resilienza, si trova al Crea di Arezzo, uno dei centri specializzati nel mondo in grado di garantirne la sopravvivenza. E stamani si è svolta una semplice ma significativa cerimonia per non dimenticare l’olocausto di Hiroshima e Nagasaki, di fronte alla pianticella "figlia" di una di quelle sopravvissute all’esplosione su Hiroshima messa a dimora al Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e in economia agraria in Viale Santa Margherita ad Arezzo. L'evento si è svolto in collaborazione con la Green Legacy Hiroshima, la fondazione nata nel luglio 2011, con il sostegno dell’Ufficio di Hiroshima dell’Istituto delle Nazioni Unite per la formazione e la ricerca, riconosciuta come organizzazione di volontariato dalla Federazione Nazionale delle associazioni dell’Unesco. Fondazione che ha deciso di condividere con diversi partner in tutto il mondo il patrimonio delle piante di Hiroshima. Ai partner infatti vengono spediti i semi della “Aphananthe aspera”, rinata a circa 600 metri dal luogo dell'esplosione dell'ordigno nucleare lanciato dagli Stati Unito nel 1945 contro Hiroshima e Nagasaki. La pianta madre dell’albero di Aphananthe aspera conservato al Crea di Arezzo, vegeta ancora oggi a 1.360 m dall’ipocentro dell’esplosione di Hiroshima, nata dai 170 alberi sopravvissuti all’atomica. "Questa pianticella serve a commemorare le vittime di quella tragedia, ricordando chi perse la casa o la vita e non dimenticando chi ha saputo rialzarsi dimostrando resilienza".

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