Martina Rossi era inseguita, per questo precipitò dal balcone. Le motivazioni della condanna di Albertoni e Vanneschi

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La Suprema Corte rileva che i motivi del ricorso di natura sostanziale di Albertoni e Vanneschi sono "tutte lagnanze inammissibili", perché tentano di "sollecitare una rivalutazione a 360 gradi del materiale probatorio non consentita nel giudizio" di Cassazione. E la testimone oculare "trasse conclusioni valutative".

"L'unica verità processuale che risulta trovare conferma nella valutazione dei molteplici indizi esaminati, risulta essere quella del tentativo di violenza sessuale". Lo si legge nelle motivazioni della sentenza emessa lo scorso 7 ottobre, che ha confermato la condanna a 3 anni per tentato stupro di gruppo a carico di Albertoni e Vanneschi di Castiglion Fibocchi. Cinque sentenze sul caso, archiviato dalla Spagna come suicidio. Nel 2018 il tribunale di Arezzo condannò a sei anni di carcere sia Luca Vanneschi che Alessandro Albertoni, poi assolti in appello. Decisione bocciata dalla Cassazione, che ordinò un nuovo processo di secondo grado in cui i due - prescritto il secondo capo d'accusa - furono condannati a tre anni. Verdetto infine confermato dalla Suprema Corte lo scorso 7 ottobre. Secondo i giudici della Corte di Cassazione, "le valutazioni della Corte di Appello risultano corrette sul piano metodologico e non sono state contraddette, quantomeno in modo decisivo e insanabile" dagli "elementi valutativi di segno contrario opposti dai ricorrenti".
Martina morì a 20 anni il 3 agosto 2011, precipitando da un balcone di un hotel di Palma di Maiorca, in Spagna, dove era in vacanza con amiche. I due imputati, residenti a Castiglion Fibocchi, erano in vacanza nello stesso albergo. La loro difesa ha sostenuto la tesi del suicidio, contando, tra l'altro, sulla testimonianza della cameriera spagnola Francisca Puga Perova, unica testimone oculare: la ragazza sarebbe caduta dopo aver "preso lo slancio". Tesi smontata: la Cassazione ha ritenuto "logicamente ineccepibile" la valutazione dei giudici di appello sulla percezione della donna sul punto del balcone da cui cadde Martina Rossi, ma le modalità della caduta della giovane sono state definite "a candela" dai consulenti, quindi la testimone "trasse conclusioni non tanto descrittive, quanto eminentemente valutative".
La Cassazione definisce poi "meramente congetturale" l'ipotesi qualificata secondo la quale Martina sarebbe precipitata a causa di un malore. Più in generale la Suprema corte rileva che i motivi del ricorso di natura sostanziale dei due imputati sono "tutte lagnanze inammissibili", perché tentano di "sollecitare una rivalutazione a 360 gradi del materiale probatorio non consentita nel giudizio" di Cassazione "laddove, come nella specie, la sentenza impugnata risulta esente da macroscopici vizi logici o da evidenti carenze o contraddizioni".

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