Martina Rossi, il giorno della difesa: "Processo indiziario, Albertoni e Vanneschi da assolvere"

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Il giorno della difesa al processo d’appello bis per la morte di Martina Rossi, la studentessa genovese precipitata la notte del 3 agosto 2011 dal sesto piano di un albergo a Palma di Maiorca, dove era in vacanza con le amiche. In aula gli imputati e i genitori della ragazza

«Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni vanno assolti», questa in sostanza la linea degli avvocati Stefano Buricchi e Tiberio Baroni ribadita in Tribunale a Firenze. Quindi, a detta della difesa, "nessun tentativo di violenza sessuale: quando Martina Rossi cadde dal balcone di quella camera d’albergo non stava scappando un’aggressione". Il fatto sarebbe comprovato dalla testimone, una cameriera d'albergo, Francisca Puga, che dichiarò di aver visto Martina "scavalcare il parapetto del balcone al centro, e non di lato come se volesse raggiungere il terrazzo della stanza accanto". «È un processo indiziario e una condanna può basarsi solo su una colpevolezza certa al di là di ogni ragionevole dubbio». In aula, a seguire le arringhe degli avvocati difensori, erano presenti sia Vanneschi che Albertoni, i due imputati di Castiglion Fibocchi, oltre ai genitori di Martina, Bruno Rossi e Franca Murialdo. All'ingresso, un presidio di “Non una di meno” e striscioni con su scritto “lo stupro non si assolve”, manifestazione ripetuta anche alla viglia del processo in altri centri italiani (nella foto da Sanremonews, il presidio di Imperia).

Nella precedente udienza, il pg Luigi Bocciolini aveva chiesto di condannare entrambi a tre anni di carcere per tentata violenza sessuale di gruppo. La nuova sentenza d’appello è attesa per il 28 aprile, a distanza di dieci anni dai tragici fatti di Palma di Maiorca.

In primo grado il tribunale di Arezzo aveva condannato Alessandro Albertoni 28 anni, e Luca Vanneschi, 29, a 6 anni di reclusione ritenendo che la giovane fosse precipitata dal balcone della camera dove alloggiavano i due imputati per sfuggire ad un tentativo di stupro. In appello invece, lo scorso 9 giugno, Albertoni e Vanneschi erano stati assolti dall'accusa di tentata violenza sessuale di gruppo "perché il fatto non sussiste", mentre è stato dichiarato prescritto il capo di imputazione di morte come conseguenza di altro reato. La suprema corte, accogliendo il ricorso presentato dalla procura generale di Firenze, il 21 gennaio 2021 ha scardinato quel verdetto, annullando la sentenza e disponendo un nuovo processo d'appello bis, oggi alla prima udienza. Per i magistrati della terza sezione penale della Cassazione,"i giudici di appello, con un esame invero superficiale del compendio probatorio, hanno ritenuto di ricostruire una diversa modalità della caduta della ragazza, cadendo in un macroscopico errore visivo di prospettiva nell'esaminare alcune fotografie, quanto all'individuazione del punto di caduta, individuandolo nel centro del terrazzo", si legge nelle motivazioni della sentenza.

Secondo la ricostruzione dell'accusa, Martina scavalcò il balcone della camera di Vanneschi e Albertoni, precipitando nel vuoto, per sfuggire alla violenza sessuale dei due ragazzi aretini. Ricerca della verità e corsa contro il tempo: "La prescrizione scatterà ad agosto, o poco oltre, bisogna assolutamente non arrivare alla prescrizione", ha ricordato l'avvocato Stefano Savi, legale della famiglia Rossi. Il 28 aprile è attesa la sentenza.

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