Bruno Rossi e Franca Murialdo sono arrivati al Tribunale di Firenze tenendosi per mano: "Martina non c'è più, ma mi ha dato tanto, la forza di continuare a fare le battaglie. Per noi è un dolore ogni volta, siamo ancora più disperati rispetto al primo giorno. Spero che questo nuovo appello confermi la condanna di primo grado, quella arrivata prima che in appello venisse cancellato tutto. Martina non è caduta dal balcone per sua volontà, ma perché cercavano di farle fare qualcosa che non voleva fare". Così Bruno Rossi, padre di Martina, la studentessa universitaria ventenne morta il 3 agosto 2011 che precipitò da un balcone dell'hotel Santa Ana di Palma di Maiorca di ritorno da una serata passata in discoteca. 

In primo grado il tribunale di Arezzo aveva condannato Alessandro Albertoni 28 anni, e Luca Vanneschi, 29, a 6 anni di reclusione ritenendo che la giovane fosse precipitata dal balcone della camera dove alloggiavano i due imputati per sfuggire ad un tentativo di stupro. In appello invece, lo scorso 9 giugno, Albertoni e Vanneschi erano stati assolti dall'accusa di tentata violenza sessuale di gruppo "perché il fatto non sussiste", mentre è stato dichiarato prescritto il capo di imputazione di morte come conseguenza di altro reato. La suprema corte, accogliendo il ricorso presentato dalla procura generale di Firenze, il 21 gennaio 2021 ha scardinato quel verdetto, annullando la sentenza e disponendo un nuovo processo d'appello bis, oggi alla prima udienza. Per i magistrati della terza sezione penale della Cassazione,"i giudici di appello, con un esame invero superficiale del compendio probatorio, hanno ritenuto di ricostruire una diversa modalità della caduta della ragazza, cadendo in un macroscopico errore visivo di prospettiva nell'esaminare alcune fotografie, quanto all'individuazione del punto di caduta, individuandolo nel centro del terrazzo", si legge nelle motivazioni della sentenza.

Secondo la ricostruzione dell'accusa, Martina scavalcò il balcone della camera di Vanneschi e Albertoni, precipitando nel vuoto, per sfuggire alla violenza sessuale dei due ragazzi aretini. Ricerca della verità e corsa contro il tempo: "La prescrizione scatterà ad agosto, o poco oltre, bisogna assolutamente non arrivare alla prescrizione", ha ricordato l'avvocato Stefano Savi, legale della famiglia Rossi. In tribunale a Firenze presenti anche Albertoni e Vanneschi. Lapidario, in proposito, Bruno Rossi: "Dopo dieci anni non hanno mai chiesto scusa. Se rubo una mela in un supermercato, prendo più dei tre anni che hanno preso loro".

Il pg Luigi Bocciolini ha chiesto tre anni di reclusione ciascuno per Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, pena dimezzata rispetto alla condanna a sei anni di reclusione inflitta in primo grado ai due giovani di Castiglion Fibocchi, a seguito dell'intervenuta prescrizione dell'accusa di morte in conseguenza di altro reato. La prossima udienza, con le arringhe dei difensori, è fissata per il 14 aprile, giornata in cui potrebbe arrivare anche la sentenza. In caso contrario, i giudici hanno fissato un'altra udienza per il 28 aprile. 

Il legale di Vanneschi, Stefano Buricchi, ha precisato: "Non abbiamo mai puntato alla prescrizione, il processo è partito a sei anni dal fatto, e si è sempre svolto secondo i tempi voluti dalla corte".

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