Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors

giovedì | 17-07-2025

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors

Martina Rossi, la Procura ricorre contro assoluzione: “Non convince il senso dell’intercettazione”

Le motivazioni di quella sentenza non convincono e non trova ancora la parole fine il caso Martina Rossi, la studentessa genovese, 20 anni all’epoca dei fatti, deceduta precipitando dal balcone della camera d’albergo dei due ragazzi il 3 agosto 2011, durante una vacanza a Maiorca, in Spagna. Per la procura generale di Firenze, nella sentenza di appello sarebbero presenti “indizi non valutati“, con il risultato di una “motivazione contraddittoria“, “valutazione frazionata e priva di logica degli indizi“, “travisazione di circostanze decisive“. I due, residenti a Castiglion Fibocchi (Arezzo), furono condannati dal tribunale a 6 anni per tentata violenza di gruppo e morte conseguenza di altro reato. Il tribunale stabilì che Martina cadde mentre fuggiva da un tentativo di violenza sessuale. Il 9 giugno scorso il verdetto fu ribaltato in appello: tra gli elementi sottovalutati, a detta della procura generale, ci sarebbe un video registrato il 7 febbraio 2012 nella questura di Genova in cui Albertoni e Vanneschi “esultano” perché l’autopsia non aveva individuato segni di violenza. Per Singlitico “non è stato inteso il senso dell’intercettazione, gli imputati con quelle frasi hanno inconsapevolmente, ma assai efficacemente, fornito la chiave di lettura degli accadimenti, fino a quel momento nascosta“. Inoltre, Albertoni raccontò che condivise uno spinello con la ragazza, che poi diede in escandescenza, ma  non vi sarebbe “nessuna certezza sugli esami tossicologici: collegare una sigaretta di hashish, fumata in due, al comportamento di Martina, sembra esagerato“.