Giuliani, uno dei più grandi portieri dell'Arezzo, raccontato nel libro di Tomaselli

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Uno dei più grandi portieri della storia dell’Arezzo scomparso a soli 38 anni, il 14 novembre 1996. Paolo Tomaselli, firma sportiva del Corriere della Sera, che ora è in Qatar ai mondiali, ha scritto un libro su Giuliano Giuliani uscito in questi giorni: "Giuliano Giuliani, più solo di un portiere".

Pubblicato un libro, edito edito dalla 66thand2nd, sul portiere del secondo scudetto del Napoli che morì di Aids dopo aver contratto il virus per un’avventura (l’unica della sua vita di marito fedele) a Buenos Aires in occasione dell’addio al celibato di Maradona. Il libro ripercorre la vita, i successi sportivi, purtroppo la fine brutta e prematura a causa dell'Aids, a soli 38 anni, nel 1996. Nato a Roma il 29 settembre 1958 ma cresciuto ad Arezzo, Giuliano Giuliani ha giocato nelle giovanili e nella prima squadra dell'Arezzo in C1 dal 1976-77 al 1979-80. Giuliani, voluto all'Arezzo dal ds Giuliano Sili, restò in amaranto fino all’80, totalizzando 52 presenze. A seguire Como dall’80 all’85 con 135 partite, Verona dall’85 all’88 (86 gare), Napoli dall’88 al ’90, 64 match di campionato più quelli in Coppa. Era il grande Napoli di Maradona e Careca, che vinse il secondo scudetto della sua storia nel ’90 e la Coppa Uefa nell’89. 
L’ultima squadra fu l’Udinese, dal ’90 al ’93. Poi le disavventure, la malattia, la fine a soli 38 anni. Giuliani riposa da allora nel cimitero di Arezzo, in quella che era diventata la sua città. Il funerale avvenne ad Arezzo nel novembre 1996 e nel nostro cimitero, Giuliani è sepolto.  Il libro è un viaggio profondo nella vita di Giuliano, una storia ricca di voci, emozioni, interrogativi e anche di risposte. "É qualcosa di più di un ritratto su una delle figure più rimosse del calcio italiano - dice Tomaselli - Giuliani è un giocatore dimenticato, nonostante sia stato il numero 1 del Napoli del secondo scudetto. E già solo per questo il libro rientra tra le storie che mi piace definire necessarie. Perché dentro la memoria collettiva e le sue dimenticanze c’è sempre qualcosa che riguarda tutti noi e non solo il mondo del pallone".
 

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