La dignità e la civiltà del popolo amaranto tradito: "Arezzo non è come voi" Foto

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Il giorno dopo la pillola è ancora amara: il popolo amaranto è sotto shock per la retrocessione diretta. La squadra è rientrata dopo le 22, praticamente durante il coprifuoco, temendo contestazioni che non ci sono state. Solo eloquenti striscioni affissi alle cancellate dello stadio

Subito dopo il fischio finale solo pochi tifosi si sono recati nel piazzale dello stadio per esprimere la propria amarezza. Increduli per il triste epilogo che porta la squadra amaranto direttamente in serie D dopo il 3-1 rimediato a Cesena e i concomitanti risultati di Ravenna e Legnago. Il popolo amaranto ci aveva creduto, ma niente da fare, nemmeno gli spareggi play out, obiettivo minimo visto come si era messa la stagione sciagurata, ben sintetizzata dal nostro Paolo Galletti. Intorno a quei pochi tifosi, nel pomeriggio, la Polizia, in verità disoccupata, impegnata più che altro a piantonare le auto dei calciatori parcheggiate. Hanno atteso alcune ore, i cuori amaranto, ma la squadra non è arrivata. Strategicamente, in accordo con la Questura di Arezzo, temendo forse contestazioni che non ci sono state, il bus dell'Arezzo di rientro da Cesena è stato fatto arrivare solo dopo le 22, a coprifuoco iniziato e quindi chi si fosse trovato in piazza sarebbe stato a rischio sanzione. Non ne valeva certo la pena. Il tragitto del bus con i calciatori e lo staff è stato prolungato via Bologna, poi Firenze e Arezzo lungo l'A1, anziché via E45, quella più breve. La curva Lauro Minghelli ha affisso striscioni alle cancellate dell'impianto di Viale Gramsci e lungo le strade limitrofe: "Indegni", "Arezzo con è come voi" e un eloquente "M....!". L'amarezza si è riversata sui social, come già ampiamente riferito. Insomma, il minimo sindacale. Che, attenzione, non è segno di resa, né di disinteresse, ma di civiltà e dignità. Quella di un popolo di tifosi appassionato, tradito e offeso. Ma con la schiena dritta.

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