Festa della Toscana, meno retorica e più fatti

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Amo sempre meno le ricorrenze perché da un po' di tempo, complice forse questo periodo precario, mi appaiono artificiali e infarcite di parole leggere quanto una bolla d'aria

Tuttavia il 30 novembre è un giorno particolare, è la Festa della Toscana. Una data importante non solo per noi, che abbiamo la fortuna di vivere in questa terra, ma per tutto il mondo. Oggi ricordiamo che il 30 novembre del 1786 il Granducato di Toscana fu il primo Stato in assoluto ad abolire la pena di morte. Da allora è passato molto tempo e questo giorno è diventato, per la nostra Regione, la data dove si celebrano i diritti di ogni essere umano.

Mai come in questo periodo alcuni diritti assumono un valore assoluto. Ne ho in mente due: il diritto alla salute e il diritto al lavoro in tutte le sue forme. È bello celebrare i diritti, però non possiamo ignorare che esiste un legame tra diritti e doveri, perché gli uni non possono esistere senza gli altri. Troppe volte ci dimentichiamo che i doveri nei confronti del prossimo e verso la comunità sono essenziali per rivendicare i nostri diritti. Non esiste, nonostante le sirene ammalianti che incantano dai social, una vita dove tutto è permesso, perché un'esistenza di questo tipo cozzerebbe con la realtà della comunità. È questa una lezione che abbiamo imparato a nostre spese con il virus maledetto: se non si rispettano le regole è l'intera struttura che salta e tutti, alla fine, ne paghiamo il prezzo.

Per questo è necessario andare oltre la retorica. Quelli che contano sono i fatti e, nonostante il dispetto che alcuni provano è la politica, la qualità della politica che fa la differenza. Ha poco senso parlare di diritti quando aumentano le disuguaglianze, quando non tutti hanno le stesse opportunità, quando la salute è un mercato e i beni comuni diventano merci.

Per questo voglio rammentare la Festa della Toscana. Poiché di molte cose posso fare a meno, ma non dell'orgoglio di appartenere a una terra che, prima al mondo, ha stabilito un diritto fondamentale: quello del rispetto dell'uomo e della sua natura. Oggi mi aspetto che da questa terra arrivi una spinta altrettanto forte per riaffermare i principi di eguaglianza e giustizia senza i quali la politica è una scatola vuota. Sono un sognatore? Può darsi, ma senza sogni si diventa aridi.

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Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.