"Il caro energia uccide l'agricoltura", la rabbia di Coldiretti per i rincari record. Un agricoltore su tre taglia i raccolti

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Una nutrita delegazione di allevatori e agricoltori aretini assieme a decine di migliaia di aziende da tutta la Toscana hanno lasciato le campagne per salvare l’agroalimentare Made in Italy e difendere l’economia, il lavoro ed il territorio arrivando nel cuore della città fiorentina, in via Cavour per l’incontro con i Prefetti e autorità locali.

“Mungiamo le mucche, non gli allevatori”, “il caro energia uccide l’agricoltura”, sono alcuni degli slogan della manifestazione organizzata da Coldiretti Toscana a Firenze e Grosseto alla quale ha preso parte anche la Coldiretti aretina.
Il Prefetto ha difatti annunciato la convocazione di un tavolo congiunto tra il Direttore dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti alimentari (ICQRF), l’assessore regionale all’agro-alimentare Stefania Saccardi e la Prefettura stessa dove sarà discusso l’applicazione del decreto contro le pratiche sleali.
A causa del caro bollette infatti quest’anno produrre cereali costa agli agricoltori italiani 400 euro ad ettaro in più, mentre per i produttori di olio extravergine d’oliva e di vino i costi medi di produzione sono aumentati del 12% ma il boom dei costi energetici riguarda anche il riscaldamento delle serre per piante e fiori con rincari del 30%; una situazione che costringe alla produzione in perdita i vivai.
“Se i prezzi per le famiglie corrono – commenta il Presidente di Coldiretti Arezzo Lidia Castellucci - i compensi riconosciuti agli agricoltori e agli allevatori non riescono neanche a coprire i costi di produzione con il balzo dei beni energetici che si trasferisce a valanga sui bilanci delle imprese agricole costrette a vendere sottocosto – continua Castellucci – serve un deciso intervento per contenere la bolletta energetica nelle campagne e garantire continuità della produzione agricola ed alimentare. Occorre anche responsabilità da parte dell’intera filiera alimentare con accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore per salvare aziende agricole e stalle”.
Una situazione insostenibile che mette a rischio le forniture alimentari del Paese garantite da 740mila imprese agricole che non hanno mai smesso di lavorare durante la pandemia ed ora si ritrovano strozzate dagli speculatori.
“Il tema del giusto prezzo è al centro della nostra mobilitazione – commenta Castellucci - l’Ismea conferma che il settore del bovino da latte è tra i più esposti all'incremento dei costi di produzione, innescati dalle tensioni dei prezzi delle materie prime, cresciuti solo a dicembre del 13% rispetto all’anno precedente. Facendo riferimento a una delle tipologie aziendali più rappresentative dell'allevamento italiano e considerando oltre all’alimentazione e alla bolletta energetica, anche l'incidenza delle componenti fisse (ammortamenti e interessi sul capitale impiegato), il costo medio di produzione del latte risulterebbe pari a 46 centesimi/litro. Un valore molto più alto di quello pagato agli allevatori, costretti a lavorare in perdita non potendo fermare la produzione di latte nelle stalle”.
Durante la mattinata è stato divulgato lo studio con gli effetti del caro bollette sulle imprese agricole ed allestito il “tavolo della verità” per far conoscere ai consumatori i prezzi riconosciuti ad agricoltori ed allevatori per i principali prodotti che mettono nel carrello. I giovani imprenditori hanno organizzato la distribuzione di latte ai cittadini per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema.

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