Il ruspista

. Inserito in Cronaca

È stato parte integrante dell’impegno della Misericordia di Arezzo nell’aiuto prestato alle popolazioni toscane alluvionate anche l’invio in quelle zone di un particolare tipo di volontario, esperto nella conduzione di MMT Macchine Movimento Terra. Ecco una sua testimonianza.

Via via che andava risolvendosi la fase più emergenziale dell’alluvione che ha insistito per giorni soprattutto nelle zone tra Firenze e Pistoia si sono andati profilando i problemi caratteristici del “subito dopo”, uno dei quali è costituito dall’enorme accumulo di detriti d’ogni genere, sparsi ovunque.

Così il tipo di aiuto che più risponde alle esigenze di raduno, prelievo, evacuazione e smaltimento di tali rifiuti è l’invio di mezzi in grado di contribuire a rendere più agili e rapide possibile queste soluzioni.

La Misericordia di Arezzo ha mandato sul posto – su attivazione regionale e nazionale – un volontario specializzato nell’impiego di ruspe, motopale ed escavatori in Protezione Civile, che sono per l’appunto macchine motorizzate in grado di movimentare in breve tempo grandi volumi di materiali, che possono essere costituiti da terra, sassi ma anche rottami e residui di tutti i tipi.

Sergio Bianchini – questo il suo nome – della Misericordia di Arezzo non è certo un novizio in questo ruolo, anzi è un autentico veterano, con all’attivo numerose missioni e anche stavolta s’è trovato al suo ennesimo invio in zona operazioni, dove è rimasto a manovrare i vari “BobCat” disponibili per ben tre intere giornate.

«Il nostro compito principale – racconta Sergio – è stato quello di abbarcare più possibile i detriti in punti di raccolta, dai quali sono stati poi prelevati di continuo da appositi carri-gru per essere convogliati verso aree di discarica predeterminate.

È incredibile la quantità di tali materiali da rimuovere da ogni zona: una delle stime meno approssimate fatte ad alluvione ancora in corso parlava già di una quantità di rifiuti da asportare complessivamente pari in peso ad almeno 160mila tonnellate!

È difficoltoso già immaginarla una simile quantità – conclude Sergio – ma per semplificare e avere un’idea diciamo che può essere fatta corrispondere alla stazza di una superpetroliera, che è una nave lunga oltre trecento metri…che fanno più di tre campi da calcio messi l’uno in fila all’altro!»

L’importanza di togliere di mezzo prima possibile questi rifiuti è perfino intuibile: costituiscono fonti di rischio residuo per la popolazione, che può subirne ulteriore danno, anche sottoforma di esposizione a sostanze tossiche o infettive; e a rottami capaci di provocare ferite. Senza contare che in caso di ulteriori peggioramenti meteo possono essere d’intralcio al riassorbimento delle acque, bloccarne il deflusso, impedire la viabilità stradale ecc.

Insomma un altro modo anche questo per essere vicini materialmente – oltreché spiritualmente – alle genti colpite da questo disastro.

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Romano Barluzzi

Romano Barluzzi

Highlander dalle molte vite, tra cui ne spiccano due - da tecnico sociosanitario e da istruttore subacqueo - coltivo con inguaribile curiosità la passione per i mestieri più a rischio d'estinguersi, perciò mi ostino a fare il giornalista.