Screening nelle scuole, Arezzo 2020: "Servono tamponi rapidi, Regione e Asl non stiano a guardare"
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"Quando un comune decide di impegnarsi seriamente a favore della salute fa una buona cosa. Viceversa, quando un comune sviluppa questo impegno in modo approssimativo e inappropriato rischia di non fare un buon servizio alla cittadinanza": è la premessa di Arezzo 2020 per cambiare a sinistra al commento del gruppo sullo screening di massa, partito dalle scuole, per contrastare l'epidemia di coronavirus
"A nostro parere in questa seconda categoria rientra la decisione dell'amministrazione comunale di Arezzo di proporre il test sierologico a bambini e ragazzi da tre a 14 anni.
Un test sierologico serve per individuare gli anticorpi che si formano quando una persona entra in contatto con un virus. Gli anticorpi sono di due tipi: IgM, che si formano precocemente ma in tempi diversi a seconda dei virus e forniscono una protezione a breve termine, e IgG, che si formano dopo un po' di tempo, forniscono la protezione a lungo termine e costituiscono l'immunità contro quel determinato virus (gli stessi anticorpi che si formano quando si fa un vaccino). Il tampone, invece, rileva la presenza del virus all'interno dell'organismo. Esistono tamponi rapidi che evidenziano parti del virus - i cosiddetti test rapidi - o tamponi molecolari che evidenziano l'Rna del virus.
Per questo la scelta giusta è quella di impegnare significative risorse economiche e attivare collaborazioni e sinergie sui tamponi rapidi, come peraltro hanno fatto altre amministrazioni locali. E non vale pensare che 'male non fa', perché questo modo di procedere può provocare allarmismo non giustificato e complicare ulteriormente la vita a famiglie, scuole, servizi sanitari in un periodo nel quale di tutto c'è bisogno tranne che di rendere più difficile la situazione.
Arezzo 2020 per cambiare a sinistra propone quindi che al posto del progetto di screening effettuato mediante test sierologici si effettuino invece i tamponi rapidi su tutta la popolazione scolastica, in tempi brevi e in collaborazione con la Asl Toscana sud est e la Regione Toscana, e non in perfetto isolamento come si sta facendo attualmente. Non si comprende, infatti, come l'amministrazione comunale possa portare avanti questa iniziativa senza consultare l'organismo preposto alla progettazione, esecuzione e revisione critica di qualsiasi progetto di screening, cioè il Dipartimento di Igiene Pubblica.
A più riprese e su vari aspetti relativi agli interventi sulla pandemia sui media locali si sono lette diversità di vedute e polemiche fra l'amministrazione comunale e la Asl, mentre dovrebbe essere prioritaria la più stretta collaborazione nel rispetto delle distinte sfere di competenza. Anche su quest'ultimo aspetto riteniamo sbagliato che ogni comune decida per conto proprio quale screening fare e come farlo. È in gioco la salute collettiva e occorre un'azione collettiva, organizzata e generalizzata. Vediamo invece comuni che fanno cose profondamente diverse e comuni che non fanno niente; registriamo che i ragazzi di una stessa scuola riceveranno attenzioni diverse o non le riceveranno a seconda che risiedano in un comune o in un altro.
Pertanto riteniamo necessario che la Regione e di conseguenza la Asl escano da una sorta di 'stare a guardare', prendano in mano la situazione, stabiliscano e organizzino in modo uniforme le iniziative di prevenzione e di controllo del contagio. Diversamente si finisce per giocare con la salute dei cittadini sulla base della voglia di protagonismo di ogni singolo amministratore. E questo atteggiamento, che purtroppo riguarda tanti rami delle istituzioni e a tutti i livelli, è assolutamente deprecabile".
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