La cittadella della musica, un leitmotiv in controtendenza nell’epoca dei social: fare, costruire, destrutturare Ar24Tv

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Aprire un locale, il Karemaski, di successo? Fatto. Fondare un’etichetta musicale, Woodworm (tarlo del legno), indipendente? Fatto. Marco Gallorini, titolare di Woodworm, insieme con Andrea Marmorini e direttore artistico del Karemaski

Marco ci racconta cosa significa sviluppare percorsi e progetti culturali di qualità, partendo da Arezzo, città che ama e cui è particolarmente legato.

Fuori da tanti luoghi comuni, quello della provincia, per esempio, come quello dei rapporti con la politica locale, ha visto crescere Woodworm con un respiro umano, dove era possibile anche sbagliare e ripartire, possibile grazie all’indipendenza, anche economica, della struttura e del progetto, che col tempo è cresciuto e oggi è un’etichetta musicale indipendente affermata e molto altro ancora.

Un punto di vista privilegiato, per chi è cresciuto con Cult Wave vivendo Arezzo Wave e dannandosi per averlo visto andare via nel silenzio di un’intera comunità, per parlare di cultura (guai a usare la parola fermento) e panorama musicale aretini, tra la mancanza di un sistema, anzi di un vero e proprio distretto culturale, e bandi spenti senza un perché.

Un’idea per Arezzo? La cittadella della musica, convogliando imprenditori aretini e no, ma soprattutto competenze di tanti professionisti locali, che troppo spesso le istituzioni snobbano. Tutto questo con un leitmotiv in controtendenza nell’epoca dei social: fare, costruire, destrutturare, senza ostentare, come il tarlo del legno.

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Francesco Caremani

Francesco Caremani

Comunicatore e giornalista, collaboro, tra gli altri, con Il Foglio e Tuttosport. In pratica? Faccio cose, vedo gente, «se son d’umore nero allora scrivo»