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martedì | 06-05-2025

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Arezzo, giù la mascherina: riflessioni “poco allineate”

Questo quanto si poteva ricavare dalle parole dell’ingegner Gentile, del presidente Monaco e del direttore generale Fabbro dopo la conferenza stampa di presentazione del nuovo Arezzo. Un occhio particolare ad un’attenta gestione finanziaria, si diceva anche. Ottimi presupposti che andavano (come sempre) suffragati dai fatti. Ed è qui che qualcosa ci appare un po’ stonato… Partiamo dall’organigramma: si veniva da una struttura che aveva al vertice un direttore generale e un direttore sportivo. Adesso abbiamo un presidente che non è il proprietario, un direttore generale, un amministratore delegato, un direttore sportivo, un direttore sportivo per il settore giovanile, un team manager che viene da fuori. Non conosco i contratti che hanno firmato, ma non mi parrebbe che quanto a costi si sia andati a contenere. Staff tecnico: via Di Donato e s’era capito. Per quattro giorni paginate di elegie (la moda dell’estate da queste parti) sul ritorno di Calori e poi la scelta cade su di un tecnico trentaseienne senza alcuna esperienza in categoria che alla prima intervista dice, parlando di obiettivi, che la salvezza è fuori discussione ( e meno male). Nella stessa occasione, il direttore sportivo Di Bari parla prima di campionato tranquillo, poi di una società che va “aspettata”. Insomma le ambizioni di una settimana fa per il momento sembrano rimandate (forse e per fortuna anche la riforma del campionato, perché nell’ipotesi ventilata  non arrivare nei primi 6 equivarrebbe ad una retrocessione).  Resta poi un tarlo che ossessiona fin dai primi giorni e che torna in maniera insistente ad affacciarsi ad ogni mossa. Il direttore generale Fabbro è stato braccio destro ed “uomo forte” di Raffaello Follieri nei tentativi di scalata prima al Palermo, poi al Catania, quindi al Foggia. Tutti falliti, perché al dunque i venditori non si fidavano dell’acquirente a causa dei burrascosi trascorsi negli Stati Uniti (l’ Espresso nel 2008 lo definì “mister Truffa” per una ingegnosa macchinazione in danno degli investitori a stelle e  strisce che gli è costata 4 anni di carcere in Pennsylvania) e del mancato rispetto di certi impegni assunti durante le trattative (che sono roba recente con quella del club rossonero archiviata poco dopo metà luglio 2020).  Che c’entra Follieri con l’Arezzo? Probabilmente niente, però è quantomeno singolare che, una volta regolati i conti con la giustizia d’oltreoceano, il nostro, originario di San Giovanni Rotondo,  abbia costituito diverse aziende (molte con sede all’estero) che si occupano, vedi caso, di estrazione, trasporto e commercializzazione di petrolio e gas. La Mag servizi (che, va detto, non appare legata in alcun modo a Follieri), opera  in un  settore analogo e, rivedi IL caso, non appena acquisita la proprietà dell’Arezzo. sulla tolda di comando spunta la figura di Riccardo Fabbro, ex (?) uomo di punta del Follieri nelle citate e naufragate trattative. Probabilmente un caso, dato che Fabbro vanta ampie conoscenze negli ambienti finanziari e calcistici. Però poi, (con proprietà romana)  succede che sempre da Foggia e dintorni arrivino D.S. ed allenatore ed allora il tarlo torna a ronzare fastidiosamente.

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