Tamponi falsi positivi, Chiassai: "Risposta ufficiale su sospensione macchinario Menarini"

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Il caso del falso positivo riscontrato nella Asp di Montevarchi ha riportato l'attenzione sull'attendibilità anche dei test eseguiti dalla Asl. La prima cittadina e tutta la comunità di Montevarchi, da più di un mese, sono in attesa anche di una risposta ufficiale da parte del direttore generale della Sud Est Antonio D'Urso sulla sospensione in Valdarno dell'utilizzo del macchinario donato all'Ospedale della Gruccia.

"Non riesco a comprendere", afferma il sindaco Chiassai Martini, "il motivo per il quale il nostro macchinario è stato subito sospeso a seguito di test positivi diventati poi negativi, senza spiegazioni e a mezzo stampa, ma la Asl non interviene con le stessa fermezza su quanto avvenuto dopo l'ennesimo caso di un falso positivo riscontrato con i loro macchinari".

"Nella nostra casa di riposo pochi giorni fa un'ospite, portata all'Ospedale della Gruccia per un trauma, sottoposta a tampone anche recentemente e risultata sempre negativa al COVID, è diventata positiva al test effettuato al Pronto Soccorso. Un ulteriore riscontro ha accertato, per fortuna, la sua 'falsa positività' determinando però il forte sospetto di una 'non attendibilità' anche per i test della Asl che afferiscono a laboratori diversi.

Perché non è stata aperta un'indagine interna anche in questo caso con la sospensione immediata dei test? Chi ci garantisce che le persone sottoposte ogni volta ai tamponi abbiano la sicurezza di una effettiva negatività al COVID? Abbiamo riportato questi sospetti alla Asl, che giudica però privi di fondamento e senza mettere in discussione i risultati dei test sinora eseguiti, senza comprenderne la reale causa della non attendibilità.

Ricordo, inoltre, che da oltre un mese la comunità di Montevarchi sta aspettando di ricevere riposte chiare sulla decisione di sospendere subito l'utilizzo dello strumento donato, dimostrando di non avere alcun rispetto per una donazione effettuata dai cittadini. Come sindaco, anche se non era di mia competenza, mi sono attivata insieme alla comunità per trovare una strumentazione in grado di aiutare la sanità pubblica nella diagnosi e nella gestione dell'emergenza COVID nel territorio. Soprattutto per gli operatori sanitari, tenuti a svolgere comunque la loro attività lavorativa anche nel periodo di attesa di una risposta al test, non avere riscontri quasi immediati, significa non contrastare la diffusione del virus tra colleghi, in ospedale, nei distretti, nella RSA. Non a caso, il Valdarno ha toccato percentuali molto alte di infezioni contratte proprio in ambito sanitario, portate poi nelle famiglie.

La scelta del macchinario, condivisa e autorizzata dalla stessa Asl dopo una settimana di studio, permetteva di avere l'esito del test in pochi minuti, dando anche un contributo fondamentale al Pronto Soccorso nella pronta valutazione dei pazienti da sottoporre ad intervento.

Inoltre, avevamo avuto l'autorizzazione per la donazione di un secondo macchinario da mettere a disposizione degli ospiti e operatori delle nostre RSA. Per questo motivo, è inqualificabile la mancata risposta ufficiale su quanto accaduto, compresa anche la richiesta urgente di trovare un'eventuale soluzione alternativa per rendere autonomo il Valdarno con esiti brevi e attendibili sui tamponi effettuati. Abbiamo perso settimane preziose con incomprensibili ritardi nell'informazione e nell'organizzazione della sanità che spero non trovino il territorio nuovamente impreparato di fronte ad una pandemia non ancora conclusa".

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