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mercoledì | 11-12-2024

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Trenta gradi nel reparto di medicina-chirurgia: “Impossibile lavorare”

Trenta gradi. E’ questa la temperatura registrata l’altra sera all’interno del reparto di medicina-chirurgia dell’ospedale del Casentino a Bibbiena. A denunciare la situazione, oggettivamente insostenibile sia per i pazienti che per i sanitari, è il NurSind. 

Durante l’estate, si spiega dal sindacato delle professioni infermieristiche, il caldo all’interno del reparto e di numerosi ambulatori è insopportabile, anche complice l’alto tasso di umidità. Il colmo si è raggiunto l’altra sera, quando all’interno della medicheria del reparto di medicina-chirurgia il termometro del ventilatore, peraltro acquistato dai lavoratori, ha fatto registrare il dato record di 30 gradi. “Si tratta di una situazione insostenibile – commenta il segretario territoriale Claudio Cullurà -. I colleghi ci raccontano di essere costretti a lavorare con le divise attaccate alla pelle e la biancheria intima inzuppata di sudore. Dal momento che l’impianto di riscaldamento e raffreddamento è vecchio e non funziona a dovere, dobbiamo sopportare queste condizioni disumane, che mettono a rischio la salute e dei pazienti e la nostra”. 

In più occasioni, prosegue NurSind, l’Azienda ha inviato dei manutentori a controllare la situazione, ma la risposta è sempre la stessa: il caldo è dovuto al fatto che vengono lasciate le finestre aperte. “Ma è tanto difficile – conclude Cullurà – capire che gli operatori sono costretti a spalancare le finestre perché l’impianto di condizionamento non è adeguato e altrimenti nel reparto si rischierebbe di soffocare, tenendo conto che l’umidità sfiora l’80 per cento e che il personale si muove continuamente da una parte all’altra, con una sensazione di calore e quindi di disagio fortissima? Purtroppo questo problema non è nuovo: già l’anno scorso avevamo segnalato disagi simili, ma non sono stati posti in essere interventi risolutivi. Adesso è il momento di agire: non è possibile costringere il personale sanitario a lavorare in un ambiente così insalubre. E meno male che ci troviamo all’interno di un ospedale…”.

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