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mercoledì | 11-12-2024

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Scuola Curina, accordo con i proprietari. Chiuso contenzioso che andava avanti da 50 anni. Lucherini: “3,4 milioni di euro tornano nel bilancio comunale”

Scuola Curina: 50 anni di storia e di contenzioso trovano una soluzione conveniente sotto tutti i punti di vista. Oltre 3.400.000 euro tornano nella disponibilità del bilancio comunale”, annuncia l’assessore Francesca Lucherini.

Dopo una lunga battaglia legale, è stato riconosciuto un indennizzo di 814 mila euro a favore dei proprietari e degli eredi di un terreno espropriato negli anni Settanta per costruire la scuola elementare “Antonio Curina” in via Alfieri ad Arezzo.

La  vicenda della scuola Curina è una querelle ultradecennale che l’amministrazione comunale ha risolto definitivamente chiudendo il contenzioso che l’accompagnava“, spiega Lucherini.

“Cinquant’anni di storia della città, con un quartiere arricchito e rimodellato da un punto di vista dei servizi, una nuova scuola ancor’oggi frequentata da molti bambini ma anche tanti gradi di giudizio, complesse implicazioni giuridiche sui diritti dei privati e sull’utilizzo di aree senza titolo da parte di una pubblica amministrazione. La chiave di volta è stato un pronunciamento della Corte europea dei diritti dell’uomo che ha sancito l’imprescrittibilità dei primi qualora risultino lesi da un atto o da un comportamento attivo od omissivo degli enti pubblici. Questa fattispecie è stata rivendicata dai proprietari dell’area dove sorge il plesso scolastico e il Comune dal 2013 ha dovuto affrontare il contenzioso sopra citato fin quando questa amministrazione ha privilegiato la strada del pragmatismo.

Due erano infatti le opzioni che si profilavano, a fronte di una richiesta dei proprietari di 4.300.000 euro quale indennità d’esproprio mai corrisposta a suo tempo e adeguata evidentemente al valore attuale: proseguire con i ricorsi, rinviare l’esborso ma rischiare di perdere anche in sede amministrativa, dopo che già in quella ordinaria la Corte di Cassazione aveva emesso una sentenza definitiva a nostro sfavore, e vedere di conseguenza la cifra suddetta ulteriormente aumentata a causa del decorrere degli interessi legali; oppure giungere a una transazione con i privati. Nel frattempo abbiamo comunque accantonato i 4.300.000 euro in un fondo specifico del bilancio seguendo una logica di prudenza. Della serie: non si sa mai.

È proprio questo il punto da rimarcare: adesso che il Consiglio Comunale ha dato il via libera all’operazione messa in campo dalla Giunta, il debito del Comune è pari a 888.000 euro, comprensivi dell’importo da liquidare ai proprietari, con i quali è stato trovato l’accordo per mettere una pietra sopra alla vicenda, e imposte statali. In questo modo si sbloccano dal fondo di garanzia e tornano nella piena disponibilità del Comune oltre 3.400.000 euro, disponibili per i servizi e le prestazioni che vogliamo garantire ai cittadini.

In sostanza, la via d’uscita risulta conveniente sotto tutti i punti di vista: il primo, che sembra banale ma banale non è, riguarda proprio la scuola Curina. Quest’ultima è ufficialmente legittima perché sorge finalmente su un’area di proprietà pubblica acquisita al patrimonio comunale. Se il Comune non avesse pagato, l’area sarebbe dovuta tornare nella disponibilità dei privati nelle condizioni in cui era 50 anni fa, ossia un terreno libero a seguito della demolizione dell’intera struttura. Una soluzione impraticabile. In secondo luogo, una stretta di mano è sempre meglio di una litigiosità permanente nelle aule dei tribunali. In terzo luogo, l’operazione si profila come un risparmio netto per l’amministrazione che trova così nuove risorse da investire”.

La vicenda affonda le radici in un periodo in cui la famiglia proprietaria del terreno non ricevette alcun compenso per l’acquisizione da parte del Provveditorato regionale alle opere pubbliche. La questione, mai risolta formalmente, cadde in prescrizione dopo un decennio.

Tuttavia, nei primi anni Duemila, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha stabilito che gli illeciti relativi agli espropri non sono soggetti a prescrizione, permettendo così ai cittadini di rivendicare i propri diritti anche a distanza di tempo. Questo principio ha dato il via a un complesso iter giudiziario tra i privati e il Comune di Arezzo, culminato in Cassazione e incentrato sul tema dell’usucapione, che ha visto il Comune sconfitto in ogni grado di giudizio.

Inizialmente, la richiesta degli eredi avrebbe potuto comportare un esborso di oltre 4 milioni di euro, somma che era stata preventivamente accantonata nel fondo rischi del Comune. Tuttavia, l’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Alessandro Ghinelli e dall’assessore all’urbanistica Francesca Lucherini, è riuscita a raggiungere una soluzione alternativa. Con una recente delibera, il Comune ha stabilito un indennizzo ridotto di 814 mila euro, comprensivo del valore del terreno, dei danni e degli interessi maturati nel corso dei 50 anni, oltre a ulteriori 70 mila euro di tasse di registro.

Questa soluzione consente ora al Comune di acquisire definitivamente la scuola, che entrerà nel patrimonio comunale dopo mezzo secolo di incertezza.

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