Lucia Tanti: “Arezzo città accessibile con molte opportunità per la mobilità facilitata. Ora puntiamo a essere un modello”
“Mantengo gli impegni presi. E ci tenevo particolarmente a rispondere ‘presente’ all’invito, che è anche un’intelligente sollecitazione, lanciato da Ilaria Bidini: capire i problemi dei diversamente abili vivendoli in prima persona”.
Con queste parole l’assessore alle politiche sociali Lucia Tanti ha introdotto la giornata che l’ha vista affrontare un percorso nella parte storica di Arezzo seduta in una carrozzina, accompagnata da Ilaria Bidini e dai due consiglieri comunali Federico Scapecchi e Angelo Rossi, oltre che da Stefano Buratti, presidente provinciale dell’Anmic.
“Questa esperienza è purtroppo la quotidianità per alcuni – ha aggiunto Lucia Tanti – e allo stesso tempo una sfida che riguarda tutti.
Mi hanno fatto molto piacere le parole di Stefano Buratti che ha riconosciuto come Arezzo sia una delle città più accessibili ma ci sono elementi che ovviamente restano connaturati alla sua stessa morfologia, che non possiamo eliminare, e altri invece la cui rimozione è possibile.
L’amministrazione comunale lavora in questa direzione, con l’impegno dell’intera giunta, e deve continuare a farlo perché rientra nei suoi compiti e prerogative.
In questo senso abbiamo concordato nuove iniziative con Ilaria e Anmic che svilupperemo il prossimo anno, consci della sensibilità che la comunità aretina ha già dimostrato, nella convinzione che migliorarsi è sempre un dovere.
Ma diventa fondamentale anche la cultura individuale.
Ciascuno dei centomila abitanti deve pensare all’altro, al fatto che salite e discese possono diventare una questione non di fatica ma di difficoltà, al fatto che ci sono spazi di sosta destinati alle vetture dei disabili che non vanno occupati e, in definitiva, che bisogna muoversi e comportarsi con consapevolezza e senso di civiltà. Niente insegna di più che mettersi nei panni degli altri: negli ultimi giorni ho pensato a questa esperienza e provato a stare seduta in carrozzina.
Ed è lì che ho pensato che non potevano preoccuparmi poche ore quando qualcuno è stato privato di facoltà, come camminare, che sembrano connaturate alla vita stessa. Bastano alcune centinaia di metri, quelli tra piazza del Comune, piazza Grande e il Corso, in cui si è consumato il percorso, per capire che lo spostarsi liberamente è una cosa meravigliosa e che necessariamente occorre pensare a chi questa esperienza non può provarla”.