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venerdì | 06-12-2024

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Autismo, Laurenzi: “Benedetta mi ha reso una persona migliore, mi ha costretto a guardarmi dentro” – Video

«Perché abbiamo deciso di fondare un’associazione? Per rivendicare i diritti, e i doveri, delle famiglie con figli autistici, diritti come la scuola, una pizza, la felicità», ha detto ad Arezzo 24 Andrea Laurenzi, presidente dell’Associazione Autismo Arezzo 

Un fenomeno che coinvolge circa 650 famiglie italiane; in provincia di Arezzo, compresi gli adulti, sono interessate 2.000 persone e ogni anno nascono qui 30-40 bambini con questo disturbo, uno ogni 90-100, come nel resto del mondo. Numeri che spesso le istituzioni non sanno né leggere né vedere, anche perché rispetto all’estero si è iniziato più tardi a fare statistiche su questo fenomeno.

Andrea ci ha raccontato le difficoltà nel rapporto con le istituzioni, Stato, Asl e scuola. Le battaglie quotidiane, le lotte legali, le umiliazioni delle commissioni mediche e la felicità dei risultati raggiunti. L’ha fatto con forza, con determinazione, con un pizzico di rabbia e senza ipocrisia: «Sarei ridicolo e ipocrita se dicessi che desideravo una figlia autistica, ma una cosa è certa: Benedetta mi ha reso una persona migliore, mi ha costretto a guardarmi dentro guardandola negli occhi»

https://www.youtube.com/watch?v=x3ZOXa81iIg&t=26s

In ballo non c’è solamente il futuro di questi ragazzi e delle loro famiglie, che come loro devono essere prese in carico e non abbandonate a se stesse, in ballo ci siamo noi e la società che vogliamo essere: esclusiva o inclusiva. Per fare questo bisogna sapere, conoscere, ascoltare e capire, senza stereotipi e pregiudizi, che oggi, nell’era dei social e dell’edonismo digitale, sembrano avere preso il sopravvento: «Cosa significa avere una figlia autistica? – sottolinea Andrea Laurenzi – Cerco di dirlo in parole povere: è come se avessi deciso di andare alle Seychelles e invece mi ritrovo in Olanda. Non è la fine del mondo e ho bisogno di tempo per riorganizzarmi. Cioè? La vita non è andata come volevo, ma ciò che conta adesso è il qui e ora con mia figlia».

  1. continua

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