Egemonia culturale? Ma mi faccia il piacere

. Inserito in #madecheseragiona

Se non si cambia registro, in Toscana ne vedremo delle belle.

È vero, è una questione di potere, perché il potere è persuasione, è conoscenza, è egemonia ed è normale che sulla scia del successo politico la destra abbia il desiderio di occupare posti. Nella Tv di stato, nelle redazioni dei giornali, nelle grandi imprese a partecipazione statale, nelle case editrici, nei premi letterari, nelle università. Un tentativo nemmeno troppo velato di impadronirsi del “cervello della società”.
C’è stato un tempo lontano in cui la sinistra ha avuto questa forza. Ma da molti anni non è più così. L’egemonia culturale della sinistra è finita nel momento in cui, tramontata l’ideologia, è subentrata la globalizzazione culturale. Da allora il mondo è cambiato.
Siamo onesti, di questi tempi chi ascolta gli “Intellettuali”?
Una parte della gente li identifica (con qualche ragione) con l’élite, altri li ignorano del tutto, oppure si limitano a citarli.
Per questo l’affannarsi della destra a voler costruire una nuova egemonia culturale è fatica sprecata. La destra sul piano dei contenuti che oggi danno forma alla cultura di massa ha già vinto.
Ha vinto nel trionfo degli apedeuti, cioè di coloro che congiurano a screditare il sapere facendosi vanto della propria ignoranza. «Abbasso l’intelligenza, viva la muerte!» gridò Millan Astray all’università di Salamanca nel 1936. Non siamo a quel livello ma poco ci manca.
Siamo ormai prossimi all’esaurimento della funzione dell’intellettuale?
Eugenio Garin definiva l’intellettuale “coscienza critica”, se questa è la sua funzione allora siamo ai titoli di coda perché non può esistere una coscienza critica quando dai più si afferma: «Se è scritto nella rete, è vero». Ne consegue che tutto ciò che non transita attraverso la rete «non viene intercettato dalla maggioranza e la rete diventa l’unico, vero magazzino a cui attingere ciò che serve». E via di menzogne, fake news, stupidaggini, buffonate che hanno trasformato il nostro modo di percepire le cose.
Come si fa dunque a pensare che la sinistra abbia conservato una egemonia in questo mondo? Andatevi a vedere i contenuti di Tik tok, le storie su Instagram o i reel su Facebook. No, la destra non deve preoccuparsi di scovare intellettuali, i suoi intellettuali sono già milioni.
Se la sinistra non torna al rigore, allo studio, all’analisi, a sporcarsi le mani, non ha futuro. Guardate quello che sta succedendo in Toscana e nella nostra provincia. La destra guadagna consensi e coloro che dovrebbero metterci una pezza somigliano a statue di sale. Sembrano affetti da tanatosi e invece li guida l’istinto di autoconservazione, giacché sanno benissimo che se si andasse a indagare a fondo le cause economiche, sociali e politiche che hanno trasformato la “rossa” Toscana in un puzzle sempre più “nero”, toccherebbe per primi a loro recitare il mea culpa e accomodarsi gentilmente all’uscita.

Tags: intellettuali

Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.