In politica è sangue e arena

. Inserito in #madecheseragiona

C‘è un’immagine del Meeting di Rimini che ha suscitato diverse polemiche, è quella che vede alcuni leader di partito, avversari alle prossime elezioni, sedere insieme intorno ad un caffè.

Nella foto si riconoscono Letta, Meloni, Salvini, Tajani, Di Maio, Lupi, Rosato, che erano lì per discutere l’organizzazione del successivo dibattito.
La traduzione fatta da alcuni è che quella gente somiglia ai ladri di Pisa: il giorno litigano e la notte vanno a rubare insieme. Insomma una cosa che nei paesi civili dovrebbe essere normale, diventa da noi un fatto scandaloso.
No, non è scandaloso che un tavolo dove uomini e donne che nella vita sono rivali, si riconoscono e si trattino anche con toni di simpatia.
Scandaloso è il circo mediatico che vuole il sangue, che invoca la corrida. Scandaloso è chi titola nei giornali “ti asfalto, ti distruggo, ti faccio a pezzi”. Scandalosi sono i dibattiti in Tv dove non si capisce niente perché uno parla sopra l’altro.
Una violenza che trasforma i militanti dei partiti in ultras e allontana la gente normale. La stessa violenza che si ritrova per le strade quando ti prendono a capate per un parcheggio.
Ma la cosa che mi fa più male, e sono uno vaccinato agli insulti e alle calunnie, sono le compagne d’odio, le battute feroci, l’aggressività verbale, l’arroganza degli atteggiamenti che si ritrova nella politica dei piccoli paesi.
Sembra che per una seggiola da assessore o da sindaco ci si debba scannare.
L’avete notato? Sono più violente e perfide le campagne elettorali locali che quelle nazionali. Una guerra per bande, per fortuna senz’armi, che ci fa guardare in cagnesco i vicini e arroventa gli animi oltremisura.
Il degrado della politica, oltre che dalla decadenza degli ideali, passa anche da qui, dalla perdita di buona educazione, dall’assenza di rispetto e dalla caduta del buon senso.
Noi che abbiamo fatto politica e continuiamo a farla siamo diventati tutti dei gran cafoni. Non ci rendiamo nemmeno conto che in questo modo stiamo scavando la fossa alla politica.
Trasformandola in un incontro di boxe perdiamo di vista i contenuti e senza contenuti rimaniamo privi di bussola. Tutto si misura con l’algoritmo del consenso immediato ma così facendo lasciamo spazio agli spiriti peggiori, perché nella confusione non prevale la ragione ma chi urla più forte.

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Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.