ValdarnoCinema Film Festival al via con una giuria tutta al femminile presieduta da Nicoletta Braschi

ma nel tempo ha deciso di accogliere anche i lavori di autori indipendenti.
Spogliatasi del vecchio e un po’ criptico nome di Valdarno Cine Fedic, quest’anno la manifestazione taglia il traguardo della sua 36esima edizione.
Tra i nomi più luccicanti “in cartellone” spicca quello del regista Claudio Giovannesi, vincitore del Marzocco d’oro 2018, il premio più rappresentativo del festival valdarnese. Senza tralasciare però una giuria a tre voci e tutta al femminile – presieduta da Nicoletta Braschi – e la serie di ospiti di rilievo incastonati in un programma sfaccettato, da esplorare insieme al direttore artistico Simone Emiliani.
Bianca: Quali sono gli ingredienti principali del festival di quest’anno?
Simone Emiliani: La sua struttura è composta da diverse fasi. C’è l’elemento più classico, i film del concorso. Quest’anno sono 23, soprattutto cortometraggi: un numero abbastanza in linea con quello degli altri anni. Di questi, due vengono dai Paesi Bassi, uno dalla Finlandia; altri due sono stati prodotti in Francia e negli Stati Uniti, benché realizzati da registi italiani. Abbiamo voluto dare un respiro più internazionale al festival rispetto al passato. Poi ci sono i workshop di critica cinematografica e fotografia, una novità di quest’anno. In più, dedicheremo la mattinata di sabato alle scuole, con proiezioni aperte agli studenti di medie e superiori. Siamo contenti di come siamo riusciti a costruire un festival completamente rinnovato, a partire dal nome.
Bianca: Come commenta i film in gara?
Simone Emiliani: Abbiamo cercato di diversificare tra i generi. Ci sono documentari sul sociale, commedie, alcuni film che sfociano anche nella fantascienza…Ci sono arrivati più di 200 film, è stata una selezione difficile dove a malincuore abbiamo lasciato fuori anche bei lavori. Il fatto è che il festival dura 5 giorni, inserendone troppi avremmo rischiato di non dare una visibilità adeguata a tutti i film.
Bianca: Che cos’è la Notte Horror?
Simone Emiliani: Un’altra idea che ci è venuta quest’anno. In molti festival – a cominciare da Venezia – avevamo notato che le proiezioni di mezzanotte riscuotevano sempre un grande successo. L’horror è un genere che comunque ci piace e abbiamo trovato sintonia con gli organizzatori del FIPILI Horror Festival, che la notte tra sabato e domenica proietteranno alcuni dei migliori film che hanno presentato insieme a Suspiria di Dario Argento. Comincerà verso le 3 di notte, speriamo che ci siano un sacco di ragazzi in sala!
Bianca: Che ruolo gioca una critica professionale e non improvvisata sulla salute del cinema?
Simone Emiliani: Secondo me fare critica non è soltanto scrivere sui film, ma anche mostrarli. Il lavoro di selezione che si fa nei festival è anche un tentativo di lanciare cinematografi emergenti e nuovi autori, cercare sguardi sul futuro ed è questo che il festival vuole proporre. Far vedere nuovi tipi di cinema, non solo a livello di temi ma anche di forme e linguaggi.
Bianca: La “scalata al potere” delle serie tv ha reso più difficile portare il pubblico davanti al grande schermo. Da dove crede che il cinema debba ripartire per riconquistare terreno?
Simone Emiliani: Io la vedo diversamente. È vero, se andiamo a guardare gli incassi della scorsa stagione nelle sale italiane c’è stato un crollo degli spettatori; addirittura in alcuni mesi si è toccato il 40% in meno di biglietti venduti. Però non è vero che la gente vede meno cinema, perché i fruitori di film sono paradossalmente aumentati con Netflix, Amazon e così via. E oggi ci sono serie tv che sono molto migliori di alcuni film usciti in sala. Quindi secondo me non c’è competizione. Bisognerebbe cercare invece di far dialogare i linguaggi. Da questo punto di vista è molto importante quello che ha fatto il Festival di Venezia: alcuni film in concorso nell’ultima edizione erano prodotti da Netflix, a cominciare da Roma di Cuarón, che ha vinto il Leone d’Oro, e da Sulla mia pelle sul caso Cucchi. Il problema oggi è che alcuni cinema non si sono ammodernati, ci sono sale vecchie e spesso con proiettori sporchi…Il prezzo del biglietto per una famiglia può diventare un salasso. In Francia c’è la stessa situazione, eppure la gente al cinema ci va. Però in Francia il cinema è una sorta di religione; qui in Italia si guarda sempre agli interessi dei distributori, economici, politici. È chiaro che il sistema è sbagliato alla base.
Nelle foto: il manifesto della 36^ edizione e la presentazione in Regione