Uccise moglie e suocera, ergastolo per Jawad Hicham. Il figlio in aula alla lettura della sentenza - Foto

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Carcere a vita per Jawad Hicham, il 38enne di origini maghrebine che in un appartamento di via Benedetto Varchi ad Arezzo uccise con un coltello la moglie, Sara Ruschi, 35 anni e la suocera, Bruna Ridolfi, 76 anni. E' la decisione della corte d'Assise del Tribunale di Arezzo. Alla lettura della sentenza hanno assistito il figlio e i familiari delle vittime

Intorno alle 14.30 la lettura della sentenza da parte della presidente Anna Maria Lo Prete, alla presenza del figlio ancora minorenne, del nonno, vedovo di Bruna e dello zio Alessandro. "La corte di assise di Arezzo, visti gli articoli 533, 535, dichiara Hicham Jawal responsabile dei reati ascrittigli e riconosciuta l'aggravante contestata, unificati i reati sotto il vincolo della continuazione, lo condanna alla pena dell'ergastolo e all'isolamento diurno di un anno, oltre al pagamento delle spese processuali". Il 38 enne è stato interdetto in perpetuo dai pubblici uffici e decaduto dalla potestà genitoriale e condannato al risarcimento della parti civili (i figli di Sara, per tramite del tutore, il nonno Enzo, si erano costituiti parte civile). Provvisionale immediatamente esecutiva, a titolo di ristoro per il danno morale, per il figlio di 200 mila euro, per la figlia di 250 mila euro". Entro 90 giorni verranno depositate e rese pubbliche le motivazioni della sentenza.

L'udienza ha avuto inizio poco dopo le 10.30. Ergastolo e in isolamento diurno per 6 mesi. E' la richiesta, accolta dalla corte d'assise di Arezzo presieduta da Anna Maria Lo Prete, espressa dal pm Marco Dioni nel corso della requisitoria della pubblica accusa nel processo nei confronti di Jawad Hicham, 38 anni, che uccise a coltellate moglie e suocera, Sara Ruschi e Bruna Ridolfi. Dioni ha ricostruito in aula le drammatiche fasi di quella notte: la furia omicida dell'uomo si è scatenata dopo uno scambio di messaggi via whatsapp con la moglie che voleva lasciarlo e la suocera che cercò di proteggere la figlia. Testimone impotente del delitto il figlio di 16 anni che tentò di soccorrere la madre e chiamò per primo il 118. Parole forti del pm: "Non sarei tranquillo con la mia coscienza - ha detto Dioni - se in questo caso non chiedessi il massimo della pena". La corte d'Assise ha rigettato la richiesta di perizia psichiatrica e di giustizia riparativa avanzate dall'avvocato difensore, Maria Fiorella Bennati. La legale della famiglia delle povere Sara e Bruna, Alessandra Panduri, ha chiesto un risarcimento per i figli della coppia pari a 480mila euro per la figlia di 2 anni e 430 mila per il figlio di 16.

Una notte tragica

Un clima familiare teso da tempo trasformatosi in tragedia, consumatasi nel cuore della notte il 13 aprile 2023, in un appartamento al terzo piano di una palazzina di via Benedetto Varchi, zona Porta San Lorentino ad Arezzo. Una famiglia multietnica in cui pare che le liti fossero all'ordine del giorno. L'uomo, al culmine dell'ennesimo scontro, impugnò un coltello da cucina con cui sferrò fendenti mortali alla suocera, Bruna Ridolfi, 76 anni, deceduta sul posto. La furia omicida non risparmiò la moglie, Sara Ruschi, 35 anni, colpita da 23 coltellate, come certificato dall'autopsia. La donna venne trasportata all'ospedale San Donato di Arezzo in condizioni disperate, ma le ferite riportate ne provocarono il decesso poche ore dopo, nonostante i tentativi dei medici di salvarle la vita. A dare l'allarme al 118, giunto sul posto con le ambulanze della Croce Bianca di Tegoleto, Misericordia di Subbiano e automedica, uno dei due figli della coppia, di 16 anni. L'altra figlia ha 2 anni. Il 38enne uscì di casa entrando in una cabina telefonica, ma gli uomini della Polizia di Arezzo, giunti sul  posto, lo arrestarono. In stato confusionale, è stato portato in Questura e subito sottoposto ad interrogatorio, nel corso del quale l'uomo confessò il duplice omicidio delle donne. Sul posto il pm di turno Marco Dioni, gli uomini della Squadra mobile aretina guidati da Sergio Leo e la squadra sopralluoghi della scientifica per i rilievi di legge. 

Profondo sconcerto ad Arezzo per il duplice omicidio consumatosi in via Benedetto Varchi: il 19 aprile venne organizzata una fiaccolata, fu indetto il lutto cittadino ad Arezzo per il 21 aprile, giorno dei funerali delle vittime celebrati dal Vescovo.

A metà ottobre l'avvio del processo a a carico del 38enne: no al rito abbreviato

Hicham, nel corso della prima udienza del processo a suo carico, celebrata lo scorso 15 ottobre, consegnò ai giudici una lettera in cui si dichiarava pentito per l'accaduto e ha chiesto l'accesso alla giustizia riparatoria. L'avvocato della difesa, Maria Fiorella Bennati aveva chiesto in primo luogo il rito abbreviato, che prevede uno sconto della pena, ma la Corte bocciò la richiesta, poi la strategia per evitare l'ergastolo: "sta assumendo farmaci antipsicotici e antimaniacali in seguito a episodi deliranti", con l'intento di dimostrare l'incapacità di intendere e di volere o il vizio parziale di mente. I figli di Sara, per tramite del tutore, il nonno Enzo, si sono costituiti parte civile. 

 

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