Femminicidio di Arezzo, l'assassino ha sferrato 23 coltellate

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Ventitre le coltellate sferrate dall'omicida Jawad Hicham, 38 anni, di origini magrebine, contro Sara Ruschi, 35 anni e la suocera, Bruna Ridolfi, 73 anni, entrambe aretine nell'appartamento di via Benedetto Varchi ad Arezzo.

L'uomo, che ha qualche precedente per spaccio di sostanze stupefacenti, dedito all'abuso di alcol, da tempo residente in Italia, si trova recluso nel carcere di Arezzo e oggi comparirà di fronte al giudice Giulia Soldini per l'udienza di convalida dell'arresto. Nella notte tra mercoledì e giovedì ha scatenato la sua furia omicida verso la suocera, Bruna Ridolfi, 73 anni, colpita con tre coltellate, poi ha sferrato almeno venti colpi verso Sara Ridolfi, deceduta poche ore dopo all'ospedale di Arezzo. Il marocchino, dopo la mattanza con un coltello da cucina, è uscito dall'abitazione ed è entrato nella vicina cabina telefonica, macchiata di sangue, per chiamare le forze dell'ordine, mentre il figlio sedicenne ha chiesto l'aiuto dei soccorsi al 118. Emergono intanto dettagli sulla tumultuosa relazione tra Sara Ruschi e Jawad: la donna avrebbe chiesto tramite il legale l'allontanamento del compagno dall'abitazione di via Varchi, dove i due vivevano con i figli di 16 e 2 anni. La madre di lei, Bruna Ridolfi, preoccupata dalla violenza dell'uomo, nella notte maledetta era rimasta a dormire in quella casa. Sara era rientrata dopo il turno di lavoro al Park Hotel di Castiglion Fiorentino quando si è scatenata la furia omicida di Jawal. Il magistrato che indaga, Marco Dioni, ha disposto l'autopsia sui corpi delle due povere donne. I due figli si trovano dal nonno, 80 anni, affiancato dai servizi sociali del Comune di Arezzo che si sono subito attivati. La tragedia ha profondamente colpito l'intera comunità aretina: per il giorno dei funerali si Sara e Bruna sarà lutto cittadino.

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