Femminicidio, Jawad Hicham non risponde al Giudice

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Non ha proferito verbo di fronte al giudice Giulia Soldini e al pm Marco Dioni, Jawad Hicham, il 38enne marocchino che ha ucciso con un coltello da cucina, nella notte tra mercoledì e giovedì, prima la suocera Bruna Ridolfi, 76 anni, poi la moglie, Sara Ruschi, di 35, entrambe aretine, nell'appartamento di via Benedetto Varchi ad Arezzo.

Difeso dall'avvocato Maria Fiorella Bennati, l'omicida si è presentato stamani nel carcere aretino di San Benedetto, dove si trova recluso dalle ore immediatamente successive alla mattanza, per l'interrogatorio di garanzia e la convalida del fermo. Il magrebino non ha spiegato cosa abbia scatenato la tremenda violenza che ha cancellato due vite e distrutto la famiglia, avvalendosi della facoltà di non rispondere. La decisione del giudice Giulia Soldini pare scontata, con la conferma della restrizione in carcere. Attesa per l'esame autoptico sui corpi delle povere donne, che verrà eseguita lunedì 17 aprile dall' équipe di medicina legale dell'Università di Siena.

Nella notte tra mercoledì e giovedì Jawad Hicham ha scatenato la sua furia omicida prima verso la suocera, Bruna Ridolfi, 73 anni, colpita con tre coltellate mortali, poi ha sferrato almeno venti colpi verso Sara Ridolfi, deceduta poche ore dopo all'ospedale di Arezzo. Il marocchino, dopo la mattanza con un coltello da cucina, è uscito dall'abitazione ed è entrato nella vicina cabina telefonica, macchiata di sangue, per chiamare le forze dell'ordine, mentre il figlio sedicenne ha chiesto l'aiuto dei soccorsi al 118. Emergono intanto dettagli sulla tumultuosa relazione tra Sara Ruschi e Jawad: la donna avrebbe chiesto tramite il legale l'allontanamento del compagno dall'abitazione di via Varchi, dove i due vivevano con i figli di 16 e 2 anni. La madre di lei, Bruna Ridolfi, preoccupata dalla violenza dell'uomo, nella notte maledetta era rimasta a dormire in quella casa. Sara era rientrata dopo il turno di lavoro al Park Hotel di Castiglion Fiorentino quando si è scatenata la furia omicida di Jawal. Il magistrato che indaga, Marco Dioni, ha disposto l'autopsia sui corpi delle due povere donne. I due figli si trovano dal nonno, 80 anni, affiancato dai servizi sociali del Comune di Arezzo che si sono subito attivati. La tragedia ha profondamente colpito l'intera comunità aretina: per il giorno dei funerali si Sara e Bruna sarà lutto cittadino.

Nella foto: l'avvocato difensore Maria Fiorella Bennati poco prima dell'ingresso in carcere.

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