Martina cadde dal balcone per evitare lo stupro, prescritta l'accusa più grave. I genitori: "Questa non è giustizia"

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Stamani a Firenze il processo d'appello per la morte di Martina Rossi, la ragazza di Genova di 20 anni che all'alba del 3 agosto 2011 cadde dal balcone del sesto piano dell'Hotel di Palma di Maiorca, in Spagna. In aula presente Vanneschi, assente Albertoni.

Martina era nella camera 609, quella di Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni, di Castiglion Fibocchi, perché nella camera delle amiche, le compagne di vacanza amoreggiavano. Secondo l'accusa, "per sfuggire alla violenza sessuale, Martina precipitò dal balcone della camera d'albergo", mentre per la difesa dei due imputati, Martina Rossi si sarebbe suicidata. L'imputazione più grave per Albertoni e Vanneschi, quella di "morte come conseguenza di un altro reato", è estinta per prescrizione. 

I due, il 14 dicembre scorso, erno stati condannati in primo grado a 6 anni di reclusione per l'accusa oggi dichiarata prescritta e per la tentata violenza. La presidente della Corte d'appello di Firenze, Angela Annese, di fronte a uno degli imputati, Luca Vanneschi e ai genitori di Martina, ha rinviato il processo al 20 settembre 2020 con possibile prosecuzione per il 5 ottobre, ma in caso di condanna anche in appello, la pena si dovrebbe dimezzare. Annese, in apertura dell'udienza, ha spiegato che la prescrizione è già intervenuta il 19 febbraio scorso.

Per Vanneschi e Albertoni pena dimezzata e niente carcere, rimane ora in piedi la contestazione di tentata violenza sessuale di gruppo. 

Bruno Rossi e Franca Murialdo, genitori della ragazza, hanno commentato con amarezza: "Viviamo un incubo da otto anni, ci tiene in piedi solo il desiderio di giustizia, Martina è sempre qua con noi. Il dolore diventa sempre più grande. Questa non è giustizia, è una beffa, non possiamo sopportare una cosa simile".