Alessandro e Luca condannati a 6 anni ciascuno, il papà di Martina: “Non è vendetta, ma giustizia”

Erano accusati di aver provocato la caduta di Martina Rossi, la studentessa di Genova di 20 anni all’epoca dei fatti, precipitata nell’agosto del 2011 dalla finestra della stanza 609 del sesto piano dell’hotel Santa Ana di Palma di Maiorca: la caduta fu dovuta alla fuga dai due aggressori.
Nel corso del processo al tribunale di Arezzo, il pm Roberto Rossi aveva chiesto 7 anni di carcere per Alessandro Albertoni e altrettanti per Luca Vanneschi: 4 anni per la tentata violenza sessuale, 3 per la morte della giovane, conseguente a un altro reato, appunto l’aggressione dei due.
Rossi, che in aula aveva ricostruito anche il profilo psicologico della ragazza, definendola «solare e desiderosa di vita» e soprattutto felice della vacanza, ha spiegato che «del racconto di Albertoni e Vanneschi non tornano dati oggettivi: la finestra era aperta perché legata con il filo dell’antenna della tv come dimostrano le foto, quindi non è possibile lei che abbia aperto la finestra, preso la rincorsa e si sia buttata. Contro la tesi del lancio volontario c’è poi anche la caduta a candela che esclude lo slancio».
Gli avvocati della famiglia Rossi, Stefano Savi e Luca Fanfani: «Albertoni aveva riferito di aver calmato Martina e allora perché il giovane era sconvolto quando scese da basso nella camera delle amiche di Martina? La ragazza non aveva gli occhiali al momento del fatto: non ci vedeva bene, quindi è normale che tentando di fuggire abbia perso l’equilibrio e sia caduta» . I due giovani di Castiglion Fibocchi, poi, avrebbero commentato con gli amici: «Abbiamo lasciato il segno».
Bruno Rossi e Franca Murialdo, genitori della ragazza, dopo la lettura della sentenza: “Non è vendetta ma giustizia per Martina. Sono sette anni e 4 mesi che cerchiamo di capire cosa è accaduto. Ora si è capito che qualcuno ha cercato di farle male, loro sono tranquilli nelle loro case e volevano anche farla passare per una poco di buono”.