Welfare socio-sanitario, percorsi formativi per 51 persone disoccupate

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Prende il via il progetto di riqualificazione professionale per la promozione del welfare socio-sanitario territoriale, promosso dalla società formativa Athena di Montevarchi in partenariato con l’Unione dei Comuni Montani del Casentino e l’Unione dei Comuni Montani della Valtiberina Toscana.

Il percorso, che prevede 7 attività di formazione, è finanziato dal Ministero dell’Interno e inizierà a giugno con l’obiettivo di qualificare almeno 51 persone in stato di bisogno ed in cerca di occupazione in modo da favorire il loro inserimento lavorativo nel settore socio-sanitario ed assistenziale. Le attività si svolgeranno in Casentino, Valtiberina e nell’aretino.

Nel dettaglio, per la qualifica professionale regionale di “Addetto all'assistenza di base” necessaria per lavorare nelle RSA, RA, RSD e Centri Diurni, sono necessarie 900 ore destinate a 15 persone; la “Formazione obbligatoria per operare nell'ambito dell'assistenza familiare” invece prevede 220 ore, 3 ed. con 12 destinatari l'una e il rilascio dell’attestazione obbligatoria per operare nei servizi di assistenza domiciliare, nelle RA o Case Albergo; infine la “Formazione obbligatoria per addetti ad attività alimentari complesse” prevede 12 ore, 3 ed con minimo 12 destinatari ognuna e il rilascio dell’attestazione obbligatoria per somministrare/manipolare gli alimenti.

Potranno partecipare ai percorsi formativi tutte le persone disoccupate che hanno compiuto il diciottesimo anno di età. Per gli allievi stranieri è richiesta la conoscenza della lingua italiana non inferiore al livello A2 del Quadro Comune Europeo di Riferimento per la conoscenza delle lingue (QCER). Qualora il cittadino straniero non possegga o non sia in grado di presentare la certificazione richiesta dovrà sostenere una prova scritta ed un colloquio al fine di dimostrare la conoscenza della lingua italiana.

Gli obiettivi che il progetto intende perseguire muovono dalla volontà di incrementare l’occupazione femminile, di fornire alle cooperative e agli enti privati un bacino di risorse umane qualificate, in grado di colmare il gap lasciato dalla recente “fuga” degli operatori sanitari verso il Pubblico Impiego, ma anche di contribuire alla sostenibilità dei servizi socio-assistenziali del territorio, ad oggi in crisi a causa della situazione epidemiologica che ha favorito la migrazione degli operatori verso il settore sanitario pubblico, lasciando in sofferenza di “mano d'opera” le aziende che gestiscono i servizi.

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