Polemica sulla gestione delle Foreste casentinesi, anche il GUFI risponde a Ducci

L’area interessata (5800 ha circa) dal piano è quasi totalmente ricompresa nel perimetro del Parco nazionale (5200 ha). Si tratta di un’area ad alto valore naturalistico anche per la presenza di bene 5 Zone di Conservazione speciale e 1 Zona di Protezione Speciale della Rete Natura 2000.
Ancora più importante è la presenza del sito UNESCO Faggete vetuste, patrimonio dell’Umanità che consiste in una Core Area coincidente con la Riserva integrale di Sasso Fratino ed una area buffer di quasi 8000 ha a tutela della core area.
Una parte delle foreste interessate dal Piano (circa 850 ha), pur non rientrando nella core area, è inclusa nella area buffer, quindi fondamentale per la corretta conservazione di tutto il patrimonio UNESCO.
Nel periodo di validità del Piano ben 3000 ha su 5800 complessivi saranno oggetto di interventi.
Prima dell’intervento del Parco tramite il nulla osta, era stato previsto un intervento su circa 445 ha ricompresi nell’area Buffer UNESCO (circa la metà della superficie inclusa in questa area e gestita dall’UNIone dei Comuni montani del Casentino) con una forte minaccia per gli equilibri ecologici di queste aree delicate e per la funzionalità stessa delle aree oggetto di tutela UNESCO.
Il Parco (a partire dal suo Presidente che ha sempre sostenuto una ferma posizione di tutela) ha voluto fortemente la difesa di questa zona di particolare valore ambientale inserendo nel nulla osta l’esclusione dagli interventi di questa area.
Nonostante l’importanza delle foreste interessate e della collocazione all’interno del Parco nazionale e dell’area buffer del sito UNESCO, il piano prevedeva un tasso di utilizzazione annuo di quasi il 4% contro una media 1,35% applicata a tutto il patrimonio del demanio Regionale della Toscana (Rapporto sullo stato delle Foreste in Toscana anno 2019 pag. 82), quindi quasi 3 volte. Appare strano che proprio dentro un’area di tale valore naturalistico come quella del Parco nazionale, si vada a prelevare percentualmente di più che nella media delle altre aree demaniali regionali.
Oltretutto si tratta di boschi con provvigioni elevate (superiori in media a 400 mc/ettaro) quasi il doppio della media regionale.
Il risultato finale sarebbe stato, senza le limitazioni del Nulla Osta del Parco, una forte incidenza negativa sul patrimonio ecologico e forestale dell’Area.
Il Piano prevedeva una ripresa annua stimata tra 17.000 e 19.000 mc da prelevarsi su una superficie media annua di 200 ha
Infine, con incontri e sopralluoghi con i responsabili regionali del demanio (Ente Terre Toscane) è stato trovato un accordo tra il Parco e la proprietà, rispettando i principi di conservazione di un’area di valore mondiale e le esigenze di supportare una economia. Il tutto nel pieno rispetto delle aree ecologicamente più importanti.
Alla luce di questo le paure espresse nei comunicati del WWF e dei GUFI erano più che fondate ed invece le risposte minacciose del Presidente dell’UCM del casentino, appaiono prive di fondamento e per niente obbiettive.