Comitato Acqua Pubblica su bollette servizio idrico: “Contenimento delle tariffe non è verità” Ar24Tv

“Il problema è che nel frattempo, insieme alla proroga“, spiega Morini, “c’era anche un piano economico-finanziario dove sono state re-introdotte delle somme che Nuove Acque lamentava di non aver potuto incamerare nei primi 10-12 anni della gestione. Hanno praticamente inserito 22 milioni che, invece di far calare la tariffa dal 2020 del 20%”, l’hanno fatta aumentare dell’1%. “I sindaci hanno taciuto questo fatto e hanno consentito a Nuove Acque un recupero ingiusto e ingiustificato“, conclude il presidente.
Il Comitato Acqua Pubblica Arezzo espone in maniera esaustiva la sua posizione in una nota:
“Visto che il sindaco di Arezzo, al pari di altri suoi colleghi, in più occasioni ha sostenuto che con l’allungamento della concessione del servizio idrico all’attuale gestore si sarebbero calmierati gli aumenti tariffari, avevamo deciso di inviare ai media locali il comunicato del 23 gennaio scorso proprio per mettere in evidenza quanto fosse fatuo e illusorio il contenimento degli incrementi tariffari annui all’1% che i sindaci dicevano di aver ottenuto. Pensavamo che dover replicare toccasse a Ghinelli o all’assessore all’acqua Sacchetti, invece la replica è arrivata dalla società di gestione con una nota in cui muove eccezioni ‘pro domo sua’ che meritano una nostra risposta.
Rileviamo che nella sua replica Nuove Acque dice una cosa vera quando afferma che ‘i conguagli ricadono in bolletta secondo quanto stabilito dall’Autorità Idrica Toscana’ (l’A.I.T.), fa però una forzatura quando vuol dare ad intendere che A.R.E.R.A., l’Authority di Regolazione nazionale, ne avrebbe verificato la legittimità ed è bugiarda laddove afferma che i conguagli sono parte integrante della tariffa da sempre.
In realtà la possibilità per i gestori di computare in tariffa le cosiddette ‘componenti di costo a conguaglio’ è stata introdotta dal Metodo Tariffario Idrico 1 (MTI1) entrato in vigore il 1 gennaio 2013. Pertanto dal 2000 al 2012, essendo vigente il Metodo Tariffario Normalizzato (MTN) del Ministero dell’Ambiente, i conguagli non erano affatto una parte integrante della tariffa come invece vorrebbe far credere Nuove Acque.
Peraltro tra le componenti di costo ammesse a conguaglio dall’MTI1 a partire dal 2013 non potevano di certo rientrare i 22 milioni di euro rivendicati nel 2015 dalla società di gestione a titolo di ristoro per maggiori erogazioni di canoni concessori che sarebbero state fatte ai comuni tra il 2000 e il 2011 il cui ammontare, secondo Nuove Acque, non avrebbe trovato sufficiente copertura nei ricavi dalle tariffe che in quegli anni venivano applicate agli utenti. Ma quando mai? È una balla!
Fu proprio in quei dodici anni di gestione (2000-2011) che Nuove Acque poté applicare indisturbata tariffe oltremodo esose che superavano del 30% il prezzo massimo consentito dalla legge riuscendo ad incamerare somme più che sufficienti alla copertura di tutti i costi sostenuti, compresi i canoni di concessione versati ai comuni per pagare i quali non fece ricorso né ad apporti di capitali aggiuntivi da parte dei soci né ad altri finanziamenti esterni. Bastarono e anzi avanzarono i soldi incassati con le bollette che facevano pagare agli utenti.
A dimostrazione che non vi fu incapienza e che quindi il reclamato diritto al recupero di quei 22 milioni da parte di Nuove Acque era infondato è sufficiente considerare che tra il 2000 e il 2011 con i 322.000.000 di euro incassati con le bollette dell’acqua la società di gestione, oltre a poter pagare 78 milioni ai comuni per canoni di concessione (alcuni illegittimi), aveva potuto accumulare 7 milioni di euro di riserve straordinarie, distribuire ben 3 milioni ai soci sotto forma di dividendi ed elargire un’altra dozzina di milioni di euro di prebende destinate ai soli soci industriali di minoranza a fronte di inutili consulenze. Tutto quanto pagato esclusivamente con i proventi dalle bollette pagate dagli utenti.
Ecco perché, da oltre un anno, andiamo sostenendo che l’inclusione a rate dei 22 milioni in tariffa a titolo di conguaglio costituisce un ingiusto aggravio per gli utenti destinato a produrre, tra il 2016 e il 2022, ingiusti e ingiustificati introiti per le casse del gestore e siccome abbiamo potuto accertare che nelle bollette 2020 il rateo di quei conguagli grava sull’ammontare degli introiti da tariffa per l’11% (6 milioni più del dovuto) e che nel 2021 tale aggravio salirà al 14% ( +7,6 milioni) possiamo tranquillamente affermare che l’annunciato contenimento degli incrementi annui all’1% è illusorio. Una grande panzana propinata in primis ai sindaci, supportata da tecnocrati di supposte autorità competenti e ammollata ai cittadini. In realtà senza il computo indebito dei suddetti conguagli le tariffe in questi anni sarebbero calate complessivamente del 25%.
Stante così le cose invitiamo i cittadini a non prendere per buona la prospettiva di ricevere bollette con aumenti calmierati, purtroppo tra un paio di anni, a beneficio del gestore, si materializzeranno altri provvidenziali conguagli che faranno crescere ulteriormente le tariffe”.