L'ottimismo della volontà

. Inserito in Pensieri di Psicologia

Sembra che noi funzioniamo meglio quando cerchiamo di raggiungere qualcosa che ci manca, quando desideriamo qualcosa che non abbiamo e organizziamo le nostre possibilità in funzione dello sforzo di raggiungere la gratificazione che desideriamo.

Lo stato di gratificazione pare quindi che non sia necessariamente uno stato di felicità o di contentezza garantita. È uno stato ambiguo che, mentre risolve dei problemi, ne pone di nuovi.

Questa scoperta (A.H.Maslow, 1973) implica che per molte persone, la definizione di una vita fornita di significato sia quella del "mancare di qualcosa di essenziale e cercare di raggiungerlo". Infatti la gratificazione di un bisogno porta ad una felicità temporanea, che a sua volta tende ad essere seguita da un'altra insoddisfazione di bisogni diversi e piú "alti" (per esempio se ho soddisfatta la fame e la protezione, cerco la socializzazione).

La persona si sente motivata e agisce secondo il suo ottimismo o pessimismo generale. Chi è pessimista tende ad avere meno desideri di soddisfazione e sembra sempre restare a livelli di bisogni "bassi" Il pessimismo è alla base del livellamento delle motivazioni. Il pessimista ha meno motivazioni e queste sono meno "alte".

Un pessimista non manca di gratificazioni, semplicemente non crede che possano essere realizzati bisogni via via sempre piú alti una volta che i bisogni più bassi sono stati raggiunti. Se è vera quest'affermazione, bisogna riflettere sul suo contrario. È allora vero che chi è ottimista ha la volontà di raggiungere bisogni piú alti? La semplice volontà di soddisfare bisogni non è certo pessimistica, ma potrebbe essere conseguenza di un'insoddisfazione. Per fare un esempio molto elementare, una persona insoddisfatta puó pensare che se ha fame, la colpa è di chi non le dà del cibo.

Chi è insoddisfatto della propria vita desidera profondamente qualcosa di diverso, ma pensa erroneamente che la causa dell'insoddisfazione sia ciò che si ha già ottenuto dalla vita. In altre parole: erroneamente si pensa che ciò che non si ha, è la causa di ciò che non si è o di ciò che non si può diventare (E.Fromm, 1976). È molto comune nei ragazzi, che lasciano un lavoro senza progettarne un altro. Si rischia così di entrare nel "ciclo dell'insoddisfazione", che si ripeterà all'infinito senza soluzione.

Come raggiungere quindi una volontà ottimistica e non autodistruttrice? Come raggiungere nuove soddisfazioni senza annientare le precedenti? Dobbiamo convincerci che lo stato di bisogno positivo nasce dalla verità è dalla bontà di come siamo fatti e che ciò che è buono per la nostra vita è giusto che accada. Che le cose che ci circondano esistono per permetterci di vivere in armonia con il tutto, senza dover "forzare". Forzare semplicemente non funziona. Avere ottimismo significa convincerci che tutto ciò che abbiamo costruito non puó essere distrutto, ma che la nostra volontà tuttavia scorre.

Il modello più semplice dell'oggettivitá Taoistica, alla base del pensiero espresso, nasce dalla fenomenologia dell'amore e dell'ammirazione disinteressata. Per l'oggettività Taoistica il Tao è capace di lasciare ogni cosa così com'è e lasciare che questa si sviluppi spontaneamente. In altre parole, se c'è l'inclinazione giusta, alla sfera non serve neanche una spinta. Se l'inclinazione è sbagliata, si è condannati allo sforzo eterno di ricominciare senza risultati (come il mito di Sisifo) nel voler eternamente qualcosa che non è naturale che accada. Ottimismo è consapevolezza che le cose giuste arrivano sempre.

Si può amare il proprio bambino, lasciando che si sviluppi tutto ciò che c'è in lui, ancor prima che sia nato, qualsiasi possibilità si dispieghi dal suo nascere e dallo sviluppo della sua personalità. E si può amare la verità allo stesso modo. La si può amare abbastanza da avere fiducia nel suo evolversi. Si può amare la persona che ci sta accompagnando, senza volere che cambi a nostro piacimento.

La volontà ottimistica per il futuro non deve prevedere piani fissati a priori, ruoli preparati in anticipo o perfino la speranza che le cose diventino questo o quello. L'ottimista non dirige la propria volontà verso le cose, ma progetta solo dopo aver percepito dove le cose stanno andando.

Si deve amare avendo fiducia, gioendo man mano che le cose si rivelano, con il loro giusto tempo. La volontà ottimistica non manipola, non forza, non richiede. È normale che, una volta soddisfatto un desiderio ne giunga un altro perché fa parte della natura umana, ma ciò accade solo quando accettiamo la nostra natura e la natura delle cose che ci circondano.

Bibliografia:

A.H.Maslow, Motivazione e Personalitá, Armando Editore, 1973
E.Fromm, Avere o Essere? Mondadori, 2018, prima ed. 1976

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Francesco Santini

Francesco Santini

Sono uno psicologo clinico che dedica attenzione al tema del cambiamento e alle difficoltà legate ai percorsi e alle fasi della vita