Ah, se c’era l’Italia, contro questi avversari si poteva fare bene - Arezzo-Mosca A/R di Francesco Caremani

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Il Mondiale è quasi terminato. Mancano oramai solo due partite, la finale che assegnerà domenica la Coppa del Mondo e quella per il terzo posto, che conosciamo anche noi italiani. Ricordate Italia ’90?

Ah che dolore, ancora mi viene la colite al solo pensiero.

Comunque quella volta vincemmo 2-1 contro l’Inghilterra, nel 1978, invece, perdemmo con identico risultato contro il Brasile; diciamolo, le finali col Brasile non ci portano fortuna.
Sarà inedita quella tra Francia e Croazia, la terza per i francesi, la prima per i croati, che già così hanno fatto la storia. Da una parte c’è una squadra fortissima in ogni reparto, cresciuta all’ombra della delusione dell’Europeo perso in casa due anni fa.

Dall’altra una squadra molte forte, che ha speso tantissimo in questa manifestazione e che ha dimostrato di non morire mai, fino alla fine e ritorno. Sono decisamente i due centrocampi più forti di quelli visti in Russia, ma l’attacco e la difesa dicono Francia favorita, forse favoritissima.
Ma questo è calcio e la Croazia contro Russia e Inghilterra ha dimostrato di sapere risalire la china, anche quando tutti la davano già per spacciata.

Molti in questi giorni hanno detto più volte: «Ah, se c’era l’Italia, contro questi avversari si poteva fare bene».

Che poi cosa significa fare bene? L’Italia vanta quattro Mondiali, due consecutivi, unica Nazionale a esserci riuscita insieme con il Brasile, fare bene quindi può voler dire solo una cosa: arrivare tra le prime quattro, e comunque rodersi per anni se non porti a casa la coppa.
Le prime quattro in Russia sono Belgio, Croazia, Francia e Inghilterra.
Sicuri che l’Italia avrebbe potuto fare bene? Quale Italia, poi? Quella di Ventura, mah.
Forse con un altro tecnico, forse, con qualche innesto, forse. Ecco restiamo al forse, perché io trovo in tutto questo scrivere e parlare, senza essere direttamente interpellati, sui social molta approssimazione.
La realtà è una e una sola, c’è il Mondiale ed è un torneo senza l’Italia, ci sono partite, risultati, giocatori.
Quello è il focus non il forse, se uno ama seguire il calcio, altrimenti può occuparsi di altro e nessuno ne sentirà la mancanza.

E il football, nonostante tutti i detrattori, con buona pace soprattutto di quelli in evidente malafede, è ancora molto amato.
Non c’è l’Italia, potrebbe vincere addirittura la Francia (ve li ricordate i vincitori morali del 2006?
Fasulli come tutti i loro emuli), però per le strade di Arezzo ristoranti e pub hanno maxischermi accessi sul Mondiale e tanta gente mangia, beve, si ferma e guarda la partita, magari scegliendo anche per chi tifare, da che parte schierarsi.
È un bel modo di passare una serata all’aperto, di guardare quello che resta un evento planetario e godersi calcio ai massimi livelli.
«Ci sono cose più importanti», ho letto.
Vero, ci sono sempre state e ci sono sempre state cose che ci hanno fatto divertire e che ci hanno distratto dal resto.
Personalmente la vita a compartimenti stagni non l’ho mai concepita, è fatta di tante cose diverse e, finché avremo la libertà, ognuno potrà seguire ciò che preferisce. Da Arezzo è tutto, linea a Mosca.

  1. continua

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Francesco Caremani

Francesco Caremani

Comunicatore e giornalista, collaboro, tra gli altri, con Il Foglio e Tuttosport. In pratica? Faccio cose, vedo gente, «se son d’umore nero allora scrivo»