Ludopatia: 500 milioni all'anno "bruciati" in tutta la provincia, a Civitella e Castiglion Fiorentino giocatori incalliti - Video

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Marco Becattini, medico psichiatra e psicoterapeuta relazionale, responsabile del Ser.D. di Arezzo, snocciola i dati drammatici riguardanti la ludopatia nel territorio aretino: intere famiglie sul lastrico

Il nostro approfondimento sulle dipendenze con Marco Becattini, medico psichiatra e psicoterapeuta relazionale, responsabile del Ser.D. di Arezzo, continua sul tema del gioco d’azzardo. Un fenomeno drammatico in Italia come nella provincia di Arezzo e nella nostra città. Secondo i dati del 2016 si tratta di un business che vale il 4% del Pil nazionale. Gli italiani in quell’anno hanno speso qualcosa come 96 miliardi di euro, giocati, legalmente, andati in fumo.

E ad Arezzo? Nella nostra provincia, nel 2016, sono stati giocati 478 milioni di euro, dato spalmato sui 39 comuni, andando dai 2.325 euro a testa di Civitella in Val di Chiana, ai 1.888 di Castiglion Fiorentino, ai 1.837 di San Giovanni Valdarno, ai 50 euro a testa di Ortignano Raggiolo. E in città? Ad Arezzo, nel 2016, si è speso 1.785 euro a testa per giocare legalmente a slot, videolottery, gratta e vinci, lotterie, scommesse, ecc.

Un fenomeno che non investe, come in tutte le dipendenze, solamente il singolo ma intere famiglie, le quali rischiano di perdere tutto perché un loro componente è affetto da ludopatia.

A differenza delle droghe, che colpiscono le fasce più giovani della popolazione, il gioco d’azzardo è una dipendenza più disomogenea che tende a colpire quegli strati già in difficoltà e le persone sole. Per tutti loro e per i loro familiari il dottor Becattini spiega come intervenire e quali sono i servizi che il Ser.D. di Arezzo mette a disposizione per combattere una delle contemporanee emergenze sociali.

Tags: Marco Becattini Ser.d.

Francesco Caremani

Francesco Caremani

Comunicatore e giornalista, collaboro, tra gli altri, con Il Foglio e Tuttosport. In pratica? Faccio cose, vedo gente, «se son d’umore nero allora scrivo»