Arezzo verso il trittico decisivo: tutto in pochi giorni

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La rondine non c’era, sotto il tetto di San Benedetto. Così l’Arezzo, dovendo scegliere se confermare il buono visto a Trieste e nella prima mezzora col Mantova o i dubbi dell’ora grigia nell’infrasettimanale, ha sposato quest’ultima soluzione ed è uscita sconfitta da una partita a ciapanò con la “Samba” di Montero

Tra amaranto e rossoblu le occasioni vere si contano sulle dita di una mano dentro una partita brutta, giocata a ritmi non eccelsi e caratterizzata da tanti errori. Il “turn over” (indispensabile, date le dichiarazioni di stanchezza del post Mantova, anche se tanta fatica pare si faccia solo noi) non ha dato gli effetti sperati, anche se andando a guardare è stato l’Arezzo ad avere quelle più numerose con tre nitide palle gol: Pinna di testa e diagonale di Carletti nel primo tempo e stoccata di Serrotti a meno di cinque dalla fine che è stata respinta dalla traversa; ma nel calcio vince chi la butta dentro e questo è riuscito a Ruben Botta, che tra andata e ritorno ci ha mandato abbastanza al manicomio, unico forse tra i nostri avversari ad avere lucidità e una marcia in più. La squadra di Stellone ha dato la sensazione di avere gambe e benzina per un tempo. Nella ripresa, schiacciata in area e incapace di uscire per lunghi minuti, ha finito col cedere ad un avversario che forse nemmeno ci credeva troppo. La reazione è stata farraginosa e involuta come sempre ed ha fruttato l’occasione di Serrotti quasi per caso. Ecco, su questo vale forse la pena riflettere. Dopo le imbarcate a ripetizione subite a destra e manca, Stellone è riuscito ad imporre un atteggiamento ed un assetto che ci consente di rischiare molto di meno, i centrali (su tutti Sbraga) si esaltano; in questo modo ergendo, baluardi in area, si soffoca abbastanza bene la manovra avversaria, chiudendo spazi con una apprezzabile densità. Così hanno avuto difficoltà a far gioco sia la Triestina che il Mantova e la Sambenedettese; il problema arriva quando il gioco dobbiamo costruirlo noi. Il centrocampo fa fatica a mettere in fila tre/quattro passaggi di fila, l’attacco non offre riferimenti di peso e viene rifornito spesso con lanci lunghi cui dovrebbe far seguito l’inserimento di mezzali negli spazi, peccato però che mezzali non ce ne sono (Arini e Altobelli sono due mediani, Serrotti una mezza punta, Di Paolantonio un centromediano metodista) e di giocatori che vanno alla finalizzazione con una qualche concretezza nemmeno. In vista del prossimo trittico di partite, decisivo e stavolta senza appello, questo potrebbe essere un problema. Al “Nereo Rocco”, contro la squadra di Troise e al “Riviera della Palme” l’iniziativa era dei nostri avversari e si poteva attenderli per ripartire o provare a farlo, contro Fermana, Fano ed Imolese c’è da pensare che saranno loro a lasciarci l’onere di far gioco, forti di una classifica migliore e del fatto di poter sfruttare due risultati su tre nella sfida diretta. Occorrerà quindi quella lucidità di manovra che fin qui non si è vista, bisognerà essere noi a creare gli spazi dentro uno schieramento prevedibilmente coperto e stretto e stare attenti a non subire contropiede che diventano pericolosi anche perché i nostri difensori non sono fulmini di guerra. Quel che è certo è che adesso siamo per davvero al “redde rationem”. Tra il 13 e il 21 marzo sapremo con approssimazione probabilmente assoluta quale sarà il nostro destino ed una volta di più starà nelle nostre mani.

Tags: S.S. Arezzo Sambenedettese

Paolo Galletti

Paolo Galletti

Laurea in scienze politiche, da quando ha memoria ricorda solo il colore amaranto incitato sugli spalti di mezza Italia. Visceralmente legato alla maglia ed alla città si augura prima o poi di vedere accadere il miracolo sportivo che ancora non è mai avvenuto.