Agriturismo, futuro incerto dopo la buona performance delle feste

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La performance positiva registrata nelle campagne aretine da Natale alla Befana è importante, ma non basta. Pesa il caro bollette. Molte strutture dalla fine di questa settimana cessano l’attività fino a Pasqua.

Per la Cia Arezzo occorrono misure adeguate per mantenere questi importanti presidi del territorio.

Feste sold out in gran parte degli agriturismi della provincia: cenoni e soggiorni hanno riempito le strutture da Natale a Capodanno, dove si sono registrate anche molte presenze italiane.

Il buon andamento del settore per le festività natalizie è importante ma non deve distogliere l’attenzione dal fatto che siamo un paese in crisi fiaccato dal caro bollette e dall’aumento generalizzato dei prezzi”, commenta la Presidente di Cia Arezzo Serena Stefani, precisando: “Siamo soddisfatti del grande fermento che si è registrato nelle nostre campagne, tra clienti che tornano dopo il periodo di pandemia e nuovi ospiti e che, insieme agli Agrichef, hanno potuto scoprire le nostre produzioni, legate a territorio e tradizioniPassata l’Epifania, però, sarà difficile conservare questo entusiasmo. Non bastano certo 15 giorni di guadagno per arrivare a primavera, visto l’arrivo della bassa stagione e, soprattutto, stando alle bollette esorbitanti”.

Molte strutture sceglieranno di chiudere fino a Pasqua per mettere al riparo l’azienda e anche il rapporto con i clienti, sui quali non si vuole assolutamente caricare l’aumento dei costi di gestione”, aggiunge il Direttore Massimiliano Dindalini, anticipando: “Nel 2023 l’impegno di Cia e Turismo Verde è di continuare a lavorare per preservare un servizio di qualità e l’apporto strategico del settore alla salvaguardia delle comunità e alla promozione del territorio. Abbiamo apprezzato alcune misure assunte dal Governo. Ci auguriamo che si prosegua con iniziative di sostegno e ristoro per il settore, ma anche per valorizzare gli agriturismi in un piano di reale rilancio del Paese a trazione agricola e turistica”, concludono Stefani e Dindalini.

 

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