Arezzo, purgatorio a Rigutino con vista Pianese. Non buttiamo la stagione

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L’Arezzo visto contro l’Ostia Mare è stato imbarazzante, sembrava una Tesla ferma in corsia di emergenza con le batterie scariche, in attesa di un carro attrezzi per raggiungere la prima colonnina di ricarica elettrica.

Abbiamo chiesto nel dopo partita il perché di questo blackout generale all’allenatore Paolo Indiani, ma anche lui a caldo non è riuscito a trovare un motivo di questa anticipata vacanza natalizia. Nelle prime sei giornate l’Arezzo viaggiava come un Frecciarossa, faceva girare la palla che era una bellezza, era una macchina da guerra. Dalla settima in avanti ha invece progressivamente iniziato ad accusare una preoccupante involuzione, sempre più balbettante e incerta, fino a ieri, quando siamo stati novanta minuti in balia di un avversario abituale frequentatore della zona playout. Anche il presidente Guglielmo Manzo non è riuscito a darsi una spiegazione valida, a fine match era molto contrariato e non ha voluto rilasciare interviste, ha però deciso di mandare la squadra in ritiro fino a domenica prossima. La stagione era iniziata sotto i migliori auspici, sembrava di apprestarsi ad effettuare una passeggiata di salute, ritrovarsi dopo tredici giornate a giocarsi la stagione nello scontro diretto contro la Pianese assomiglia ad un film horror di Dario Argento, speriamo che non abbia un finale drammatico come i film del regista romano. Resto della convinzione che il valore tecnico degli amaranto sia il migliore di questo girone, abbiamo un allenatore che in categoria è un valore aggiunto (nove campionati vinti fino ad oggi), un direttore generale che ha fatto cose eccellenti ovunque abbia messo piede, infine abbiamo una tifoseria che ci permette di sentirsi a casa in ogni trasferta. Ci auguriamo che questa settimana di purgatorio in quel di Rigutino permetta a Indiani e Giovannini di ritrovare il bandolo della matassa, sarebbe semplicemente pazzesco gettare via una stagione a girone di andata ancora non terminato. Quale possa essere il malanno dell’Arezzo noi non possiamo saperlo, né tantomeno ipotizzarlo, quindi evitiamo di fare inutili processi e di avventurarci in arzigogolate spiegazioni; quello che conta adesso è di andare domenica prossima a Piancastagnaio, non a mangiare il cinghiale ma a sostenere i nostri colori, come sempre abbiamo fatto fino ad oggi. Io continuo a crederci.

Tags: S.S. Arezzo Ostia

Massimo Gianni

Massimo Gianni

giornalista iscritto all’Ordine dal 1988, collabora con testate giornalistiche televisive e radiofoniche.