Servizi educativi, Arezzo vara il nuovo regolamento
Nuovo regolamento del sistema integrato dei servizi educativi 0-6 anni. L’ha illustrato e motivato il vicesindaco Lucia Tanti. Il regolamento attualmente in vigore risaliva al 2007 e dunque a giudizio di Lucia Tanti “occorreva compiere una vera e propria svolta alla luce delle mutate condizioni socio-economiche e delle sopravvenute esigenze delle famiglie".
In una città di circa 100.000 abitanti, la novità ne andrà a interessare 23.000, una quota talmente significativa che legittima la definizione di ‘regolamento di comunità’. Entrando più in medias res, veniamo ai capisaldi della delibera: grande attenzione alla disabilità, un drastico intervento sul segmento Isee con una soglia alzata da 10.000 a 35.000 euro per aprire a un numero più esteso di nuclei familiari, andare incontro a quella che sta diventando una necessità attuale, ovvero la conciliazione dei tempi di vita e lavoro, individuare dettagliatamente varie tipologie di lavoro, anche inserendo i criteri che definiscono il lavoro notturno o il pernottamento fuori. Veniamo poi alla questione ‘nonni’ sui quali in questi giorni è stata fatta confusione e demagogia: questa categoria ha visto riconosciuto un valore diffuso, anche solo soffermandosi alle città toscane, per cui non mi è parso di avere introdotto chissà quale novità. Dopo di che siamo stati molto equilibrati: inserendo un valore culturale all’interno di un regolamento, ascoltando il bisogno espresso da molte famiglie e rendendoci disponibili a modificare una delibera che non arriva in Consiglio Comunale come un pacchetto a scatola chiusa. Il principio cardine è che all’interno della famiglia la presenza dei nonni va considerata un elemento di rilievo nella gestione di una rete familiare. Ma non ci siamo fermati qui: se gli anziani vivono in condizioni oggettivamente difficili, quando un nonno si prende cura di un’altra persona, quando un nonno ancora lavora e non può essere di supporto, consideriamo tutti questi elementi rilevanti e che vanno riconosciuti. Senza tuttavia togliere alcun punteggio ad altri: non si perde niente in presenza dei nonni, si acquista un punto in presenza di nonni con criticità. Il quadro generale della situazione relativa ai servizi per l’infanzia, peraltro, vede le liste di attesa limitate alla sola fascia che va dai 3 ai 12 mesi e Arezzo tra i primi 10 Comuni in Italia per il riconoscimento dei diritti dei bambini. Se questo criterio marginale dei nonni rende Arezzo così lontana dalla pedagogia ricordo che è stato introdotto anche a Reggio Emilia, città da sempre considerata modello”.
Critiche da parte dei consiglieri comunali Valentina Vaccari, Michele Menchetti, Donella Mattesini e Giovanni Donati che hanno rilevato criticità giuridiche e soprattutto culturali. “Dobbiamo offrire un percorso educativo tra pari, altrimenti a cosa servirebbero le scuole e gli insegnanti? Illogico, divisivo e con forti rilievi di illegittimità anche costituzionale per la violazione del principio di uguaglianza. Abbiamo registrato in questi anni la chiusura di centri di ascolto ma la questione principale è che i nonni svolgono un ruolo affettivo e non possono essere l’alternativa ai servizi per l’infanzia. Abbiamo soprattutto bambini figli unici: non crescono bene da soli ma insieme ad altri. L’amministrazione comunale dovrebbe utilizzare le riserve dell’avanzo di bilancio per costruire nuovi servizi, evitando peraltro di chiudere un asilo come l’Acropoli per un allarme meteo”.
Roberto Cucciniello ha rilevato che “la risposta data alle famiglie aretine è già ampliamente sufficiente. Ma l’obiettivo è soddisfare il 100% dei richiedenti. I ragazzi devono subito socializzare e su questo non ci sono dubbi. Siamo così convinti di questo che abbiamo trattato i ‘nonni’ come un parametro che viene dopo molti altri, come Isee e situazione lavorativa, più dirimenti. Occorrerebbe anche maggiore correttezza e chiarezza nel presentare le proprie posizioni”.
“La legge 104 del 1992 sui diritti dei disabili – ha ricordato Valentina Sileno – disciplina due range: disabilità grave e meno grave, mentre questo regolamento parla genericamente di ‘disabilità’. Credo che le fattispecie vadano distinte in linea con la legge nazionale”. Un emendamento di questo tenore premiante solo i casi in cui la disabilità è grave, dal 75% al 100%, non è stato fatto proprio dal vicesindaco ed è stato respinto in sede di votazione. Sempre Valentina Sileno: “non va riconosciuto il punto in più se un nonno è ospite di una Rsa o usufruisce di analoghe prestazioni socio-assistenziali”. Il vicesindaco lo ha fatto proprio.
Per Mattia Delfini “i nonni costituiscono una categoria che dà un punteggio ulteriore in un quadro molto articolato e atteso dalla cittadinanza” mentre per Alessandro Calussi “se è vero che i nonni non hanno un obbligo educativo da un punto di vista legale, riconoscere un punteggio alle famiglie che non possono fruire di queste persone, peraltro solo un punto in più, non è un togliere a qualcuno o prevedere una disparità ma significa introdurre un criterio di attenzione”.
In virtù di un emendamento della maggioranza illustrato dal presidente della commissione consiliare Fabrizio Ferrari e fatto proprio dal vicesindaco Lucia Tanti è stato eliminato il requisito della residenza precedentemente introdotto per i nonni.
Marco Donati per Scelgo Arezzo ha presentato alcuni emendamenti anche per eliminare la quasi totalità dei requisiti “premianti” per i nonni e il punto in più per il bambino rimasto in lista d’attesa nell’anno precedente e che si iscrive l’anno successivo. Il vicesindaco non li ha fatti propri, sono andati in votazione e respinti. L’emendamento per eliminare il punto in meno nei casi in cui un genitore sia impegnato in corsi di specializzazione con obbligo di frequenza è stato accolto. L’eliminazione del paragrafo “nonni” è stata avanzata con un emendamento anche dal Pd ma la proposta non è stata accolta dal vicesindaco e respinta in sede di votazione.
Un emendamento di Donella Mattesini ha proposto di aggiungere ai criteri di precedenza la fattispecie di ragazze madri minorenni o di entrambi i genitori minorenni. È stato accolto dal vicesindaco. Analoga sorte per gli emendamenti, illustrati da Valentina Vaccari, per rendere disponibili gli uffici comunali per la compilazione delle istanze, che introducono nella didattica l’educazione ambientale e alimentare e lo sviluppo sostenibile, per rafforzare l’obbligatorietà nella formazione del personale docente, sul computo delle assenze dei bambini. Due emendamenti per ripristinare un criterio di precedenza per i bambini provenienti da una scuola comunale e che intendono passare ad altra e che hanno un fratello o una sorella frequentanti una scuola comunale non sono stati accolti dal vicesindaco e respinti in sede di votazione.
Donato Caporali a nome del Pd ha proposto un atto di indirizzo collegato alla pratica sui cosiddetti “asili nel bosco” ovvero una tipologia di scuola dell’infanzia che si svolge all’aperto. “Il modello favorisce una cittadinanza attiva e democratica, l’autostima, la fantasia e la salute nei bambini e si è sviluppato nel nord Europa e in Germania dopo la prima esperienza in Danimarca del 1950. In Italia ci fu un esempio di questa realtà pedagogica, negli anni Dieci del Novecento, che accolse bambini affetti da tubercolosi. È ancora una realtà poco conosciuta e ne auspichiamo la diffusione nel territorio grazie a uno specifico disciplinare”.
“Al di là del contenuto – ha rilevato il vicesindaco Lucia Tanti – trovo questo atto fuori luogo rispetto al testo che andiamo a definire”.
La delibera, così come emendata, è stata approvata con 18 voti favorevoli e 11 contrari.
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